Rovigo. Giardini abbandonati, la storia di Mohammed: «Vivo su una panchina e non posso tornare a lavorare senza una casa»

Sabato 12 Agosto 2023 di Francesco Campi
Mohammed, 39 anni, vive nei giardini di via Marconi a Rovigo

ROVIGO - «Avevo trovato lavoro, come giardiniere, ma come faccio senza nemmeno potermi fare una doccia? Perché si può solo il martedì e giovedì. Ma poi, ho bisogno di una casa, altrimenti non posso più nemmeno vedere i miei figli. Uno ha cinque anni, ma ha qualche problema. Ha bisogno anche di suo padre. Invece questa situazione mi impedisce di stare con lui». A parlare è Mohammed, 39 anni, nato in Marocco ma cittadino italiano, che da settimane vive nei giardini di viale Marconi, a un passo dalla stazione. Non una scelta, spiega, e, anzi, ha subito provato sulla propria pelle cosa significhi vivere per la strada: «Una delle prime sere mi hanno derubato, hanno preso tutto quello che avevo con me.

Soprattutto mi hanno rubato il telefono. E la scheda. Non posso più nemmeno telefonare, ho perso anche tutti i numeri che avevo. Non è possibile che una persona si trovi in questa situazione».

L'EMERGENZA

Per l'appunto, proprio sulle condizioni in cui versano i giardini di viale Marconi punta il dito il consigliere comunale di opposizione Antonio Rossini: «Ancora una volta i giardini Marconi, dove tra non molto si andrà a insediare il comando della Polizia locale, sono al centro dell'attenzione dei cittadini per il degrado e la sporcizia che vi regna, oltre al fenomeno della prostituzione e al fatto che le panchine sono utilizzate come dormitori pubblici. Intorno alle panchine, bicchieri di plastica, lattine e bottiglie di bevande alcoliche: immagini poco rassicuranti per dei giardini che dovrebbero invece essere vissuti, in questo periodo di calura e con la fontana funzionante, da anziani e mamme con bambini. Invece, c'è uno stato di occupazione da parte di sbandati e micro-criminali, con il risultato che i cittadini di Rovigo sono espropriati dal proprio territorio pubblico a vantaggio di personaggi che dovrebbero essere monitorati e messi in condizione alcuni di non delinquere e di non far stare in uno stato di degrado i giardini, altri invece di avere gli aiuti da parte dei Servizi sociali per poter affrontare i disagi anche economici e avere la possibilità di vivere dignitosamente e di non avere come alloggio una panchina». Come, appunto, Mohammed, che ai Servizi sociali, che ora hanno sede proprio nell'ex sede del Cur di via Marconi, si è rivolto.

SERVIZI SOCIALI

«Ho aspettato cinque giorni l'appuntamento - racconta - poi mi hanno spiegato che non mi possono dare una casa e che posso andare al dormitorio. Ma al dormitorio non posso vivere, non è una soluzione, ho bisogno di una casa perché solo così posso tornare a lavorare e a vivere normalmente. So per certo che hanno dato case a persone che avevano difficoltà più piccole delle mie e non avevano nemmeno il permesso di soggiorno. Tornare in Marocco? Vorrebbe dire non rivedere più i miei figli, così come andare in un altro Paese. Perché non si riesce a trovare una soluzione?».

Un appello disperato di un uomo che a nemmeno quarant'anni ha già attraversato enormi difficoltà. E anche commesso errori. Alcuni, in passato, lo hanno fatto finire in aule di Tribunale. Gli stessi che hanno fatto naufragare il suo matrimonio. Motivo per cui non può nemmeno ipotizzare di tornare a casa dall'ex moglie. Certo, una situazione difficile da risolvere, anche con tutta l buona volontà. I Servizi sociali, in sinergia anche con la rete di associazioni, non gli hanno sbattuto la porta in faccia, ma si sono dovuti confrontare con un quadro non agevole da risolvere. Il rischio, però, è che, abbandonato a sé stesso, Mohammed ricada nella spirale della dipendenza da alcol e e perda la strada per una vita normale. Certo è che vivere su una panchina non può essere una soluzione.

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