ROVIGO - È arrivato il momento della trebbiatura del grano, ma non è proprio una festa. Le associazioni del mondo agricolo sottolineano come i capricci del tempo, con i primi mesi siccitosi e piogge abbondanti concentrate in pochissimo tempo, abbiano avuto pesanti ripercussioni su rese e qualità, con il prezzo che attualmente è sui 21 euro a quintale rispetto ai 35 dello scorso anno. Un colpo pesante per il settore in Polesine, il granaio del Nordest, che è leader in Veneto per ettari coltivati a frumento tenero, 23.800 ettari, e anche del frumento duro, che con 12.650 ettari rappresenta oltre il 65% delle superfici coltivate in tutta la regione. E viste le difficoltà della scorsa estate con il mais, il frumento era stato seminato in modo ancor più abbondante: ben il 28% in più rispetto a un anno fa.
LE VALUTAZIONI
Il presidente di Cia Rovigo, Erri Faccini, parla di un «momento di forte difficoltà che stanno attraversando le storiche colture seminative del territorio polesano. Fra mutamenti climatici e speculazioni di vario tipo, oggi la semina è diventata una scommessa che non fornisce alcun tipo di garanzia: i produttori non sanno se e quanti margini di guadagno rimarranno loro al termine dell’annata agraria. Stiamo andando nella direzione di un incremento delle spese fisse e nel contempo constatiamo minori rese. Alla fine il rischio è che si lavori in perdita. Anche passando dal mais al grano, rese e qualità dei seminativi sono al di sotto della media. Si vive alla giornata. E questo trend non fa bene al comparto agricolo né ai consumatori finali, che giustamente non comprendono le motivazioni di prezzi finali spesso gonfiati da speculazioni di vario genere. Alla politica chiediamo sostegni e misure ad hoc per rilanciare la filiera dei seminativi, strategica in tutto il Polesine».
Chiara Dossi, presidente della sezione cereali alimentari di Confagricoltura Veneto e titolare di un’azienda prevalentemente cerealicola ad Adria, rimarca come «i lunghi mesi di siccità non hanno consentito lo sviluppo ottimale del grano, comportando una maturazione non omogenea.
TROPPA ACQUA
Le piogge consistenti tra maggio e giugno hanno creato più di un problema: «L’acqua - chiarisce Dossi - da un lato ha portato grande beneficio alle falde e alle semine, ma dall’altro ha creato problemi di qualità alle colture autunno-vernine come grano e orzo. La difficoltà di lavorare i terreni impregnati d’acqua e di fare i necessari trattamenti. ha comportato l’insorgenza di malattie fungine. Le previsioni per l’orzo sono di un calo del peso specifico, anche se a macchia di leopardo. Ci saranno zone con rese magari inferiori all’anno scorso, ma soddisfacenti, mentre altre mostreranno una maggiore sofferenza». Anche per l’orzo si era registrato un aumento delle semine proprio alla luce della siccità dell’anno precedente. Fra l’altro a Loreo è prevista la nascita della più grande malteria d’Italia, che dovrebbe aprire entro un paio d’anni e produrre 40mila tonnellate di malto da birra all’anno. «Un progetto interessante - sottolinea Dossi - che sta inducendo molte aziende agricole venete ad aumentare le superfici a orzo per produzione di birra, nella speranza che la nuova filiera possa valorizzare il prodotto».