​Rovigo, il fiume Adige ancora inquinato da batteri fecali

Lunedì 26 Giugno 2023 di Francesco Campi
I dati presentati da Legambiente

ROVIGO - L’acqua dell’Adige non gode di buona salute. In particolare, per quanto riguarda i valori di Escherichia Coli, batteri fecali che vivono nella parte inferiore dell’intestino di animali a sangue caldo, uomo incluso, e la cui presenza nell’acqua segnala la presenza di inquinamento fecale proveniente, in particolare, da scarichi fognari e da reflui di allevamenti. A segnalare i valori troppo elevati, anche se non tali da far scattare divieti ad uso irriguo, è Legambiente Veneto, che rende noti i primi risultati dell’Operazione Fiumi, la campagna di citizen science e ambientalismo scientifico realizzata con il supporto tecnico di Arpav e in collaborazione con Coop Alleanza 3.0, Anbi Veneto e Strada Srl, che ha visto 100 campionamenti lungo nove fiumi veneti nel mese di maggio.
 

L’INDAGINE
«La fotografia scattata da Operazioni Fiumi – spiega Legambiente - rivela anche per il 2023 più di una criticità riferite proprio alla presenza di Escherichia coli. Per il terzo anno consecutivo il fiume Adige presenta punti che superano le 1.000 unità per 100 millilitri, l’indicatore di qualità indicato da Arpav. Secondo i dati raccolti da Legambiente dei 7 punti monitorati sull’Adige, 5 risultano oltre il limite e uno è di poco sotto».
 

LE CRITICITÀ
In particolare compaiono criticità a Masi, che poi significa anche Badia Polesine, che è proprio sulla sponda opposta, con 3.448 unità per 100 millilitri, a Boara Polesine, con 4.352 unità per 100 millilitri, e ad Anguillara Veneta, di fronte a San Martino di Venezze, con 3.873 Meglio, molto meglio, il quadro a Rosolina, dove il valore riscontrato è stato pari a 311 unità per 100 millilitri, di poco sopra il limite delle 200 unità che è quello fissato come soglia da Arpav per catalogare l’acqua dei fumi nella categoria “A1”, quella di eccellenza. Se Rosolina, che è a valle e questo fa ben sperare sulle capacità di diluizione, è nella categoria A2, gli altri tre punti sono finiti tutti in categoria B1. Da Legambiente fanno notare come «considerato che il limite allo scarico è di 5mila unità per 100 millilitri e che i prelievi non sono avvenuti in prossimità di scarichi autorizzati, si rende necessario un monitoraggio più accorto delle attività del territorio per assicurarsi che non accadano superamenti maggiori, che potrebbero mettere a rischio l’approvvigionamento a scopo irriguo e di conseguenza la salute delle persone. Si sottolinea che per gli escherichia coli quando si supera il valore indicato da Arpav di 1.000, si comincia a prendere in considerazione la possibilità di porre delle restrizioni per uso irriguo, mentre 500 è il limite per la balneabilità delle acque».
 

LA PREVENZIONE
Francesco Tosato, portavoce di Operazione Fiumi, sottolinea come «i valori di batteri fecali rilevati sul fiume Adige ci ricordano quanto siano importanti le azioni di monitoraggio per la tutela della qualità della risorsa idrica - dichiara Francesco Tosato, Portavoce di Operazione Fiumi - nello specifico delle acque dell’Adige ora è importante che le autorità preposte individuino le cause di questi picchi di inquinamento da batteri fecali, in alcuni casi ripetuti nel tempo, che devono essere ricercati in scarichi abusivi e sversamenti illegali, come chiede il circolo di Legambiente Medio Adige fin dalla sua istituzione, impegnato anche in azioni di tutela, salvaguardia e valorizzazione culturale dell’ambiente fluviale.

Oltre a un maggiore impegno per il collegamento delle abitazioni ancora sprovviste alla rete fognaria, serve aumentare il livello dei controlli sulle attività zootecniche e sulla gestione dei reflui dell’agricoltura. Se queste attività non vengono sviluppate nel modo corretto, possono essere una fonte importante di immissione di batteri fecali nelle acque interne».

Ultimo aggiornamento: 14:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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