Rovigo. La navigabilità è a rischio senza piogge: fornitura di elettricità a navi e chiatte

L'idrovia del Canalbianco ha in agenda opere per 55 milioni per alzare i ponti e valorizzare la nautica turistica

Domenica 18 Giugno 2023 di Nicola Astolfi
Una chiatta in navigazione lungo il Po

ROVIGO - Al seminario "Sicurezza idraulica e risorse idriche in Polesine", organizzato a palazzo Roncale dall'Ordine provinciale degli ingegneri in collaborazione con il Consiglio nazionale e Ato Consiglio di bacino Polesine, Confindustria Rovigo e Associazione Deltamed, si è parlato anche di navigazione fluviale in Polesine. «Una risorsa - ha ricordato Giuseppe Fasiol - per il futuro del territorio, in termini commerciali e turistici».

L'idrovia, dopo aver consentito la localizzazione di 18 Comuni polesani nella Zona logistica semplificata Porto di Venezia-Rodigino, vedrà completarsi anche gli interventi nel programma di investimenti per 55,2 milioni di euro che la Regione ha previsto per potenziare la navigazione interna e valorizzare il patrimonio storico e culturale locale.

PORTUALITÀ TURISTICA

Nel frattempo, ha ricordato Fasiol, direttore dell'Area infrastrutture, Trasporti, Lavori pubblici e Demanio, è in redazione «il piano della portualità turistica»: interverrà nella riclassificazione delle vie navigabili, definirà un Piano per lo sviluppo della nautica da diporto, promuoverà il patrimonio delle vie d'acqua e punta ad adeguare il sistema idroviario risolvendo i cosiddetti "colli di bottiglia": in particolare, innalzando i ponti per il passaggio dei mezzi fluvio-marittimi della quinta classe Cemt. Tra gli interventi programmati è prevista una spesa di 2,5 milioni per l'escavazione dei canali e delle bocche a mare di Barbamarco e Porto Levante. E dopo i lavori di manutenzione straordinaria delle conche di Torretta Veneta e Canda eseguiti lo scorso inverno, ci sarà un nuovo stop alla navigazione lungo l'idrovia Fissero-Tartaro-Canal Bianco, tra fine 2023 e inizio 2024, per i lavori alle conche di Baricetta e Bussari.

GLI INTERVENTI

All'interporto di Rovigo, invece, sarà installato il "cold ironing", vale a dire un sistema di alimentazione delle navi con connessione elettrica alla terraferma durante la sosta in porto, per eliminare le emissioni inquinanti. Poi, «entro il 2023 saliranno a 22, sulle 25 conche di gestione in Veneto, quelle automatizzate e governate in remoto dalla sede operativa di Cavanella d'Adige», ha annunciato Fasiol, che ha evidenziato anche le criticità da risolvere per realizzare un sistema idroviario proiettato verso l'Europa: a cominciare dalla definizione del coordinamento tra la società Infrastrutture Venete e gli enti, in particolare il Genio civile, i Consorzi di bonifica (per il mantenimento delle quote di navigazione) e i Comuni, con cui individuare i siti di deposito dei dragaggi e per la pulizia degli alvei.

I PROBLEMI FUTURI

Gli investimenti, tuttavia, devono fare i conti anche con le previsioni per il futuro, secondo i cambiamenti climatici e dei regimi fluviali, per esempio: le variazioni nella velocità e nella capacità di trasporto di detriti e apporti di sabbia, incidono sull'evoluzione del litorale, e il Delta del Po va verso la morfologia di fiumi come il Rodano e l'Ebro, ha spiegato Piero Ruol, professore ordinario di Costruzioni marittime all'università di Padova. Ai mancati apporti sabbiosi si somma lo scenario, considerato oggi il più probabile, di un innalzamento tra 59,2 e 67,9 centimetri del livello del Nord Adriatico entro il 2100. C'è poi la subsidenza naturale nelle aree litoranee del Polesine che varia da un minimo di 6 millimetri al massimo di 12 millimetri l'anno nella zona di Scardovari. Qui le previsioni per il 2070, davanti alla possibilità che si ripetano dinamiche e anomalie come quelle del novembre 2019, mese di maree eccezionali, danno a rischio collasso la tenuta degli argini perimetrali, con il conseguente allagamento del territorio.

Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 10:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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