Dalla siccità alle alluvioni, il consorzio Piave: "Fare gli invasi nelle ex cave"

Lunedì 5 Giugno 2023 di Mauro Favaro
Uno scorcio del fiume Piave

TREVISO «Bisogna assolutamente creare degli invasi. Solo con queste infrastrutture sarà possibile garantire da una parte l’acqua per irrigare i campi e dall’altra un passo in avanti sul fronte della sicurezza idraulica del territorio. Serve un programma di grande respiro, finanziato a livello nazionale. Senza spazi di invaso, 200 millimetri di pioggia in rapida successione, nel giro di pochi giorni, possono creare condizioni ingestibili, con il terreno che non riceve più e l’acqua che resta in superficie, portando a problemi enormi». L’avvertimento arriva da Amedeo Gerolimetto, presidente del consorzio di bonifica Piave. E’ il pensiero corre subito all’alluvione in Emilia-Romagna, dove lo stesso consorzio ha inviato delle squadre con delle idrovore.

Ormai il meteo sembra procedere lungo due binari netti: periodi di grande siccità si alternano a bombe d’acqua. E chi gestisce gli impianti di irrigazione e il sistema dei canali non può non tenerne conto. 


LA SOLUZIONE 

La soluzione passa anche e soprattutto per la creazione di una serie di invasi. A partire dalle vecchie cave. Non necessariamente infrastrutture enormi. L’importante è che siano ben distribuite. Il piano è già sul tavolo del consorzio. Di fatto integra il maxi-progetto da 300 milioni per dire addio alle canalette in 24mila ettari, 240 chilometri quadrati, sostituendole con una rete di condotte in pressione per recapitare solo l’acqua che serve, dove serve, attraverso impianti a goccia e a manichetta. Le piogge degli ultimi giorni hanno ricaricato i bacini della “banca dell’acqua” della Marca: il lago di Santa Croce, il lago del Mis e il lago di Pieve di Cadore. «Abbiamo le carte in regola – conferma Gerolimetto – il deficit è stato recuperato per questa fase. Non dobbiamo però dimenticare che i bacini di montagna anche se pieni non riescono a coprire l’intera estate. Devono essere sistematicamente ricaricati dalle piogge». Senza precipitazioni, si avrebbe di fatto un’autonomia di poco meno di un mese. Ma intanto si guarda avanti con più serenità. 


LE PIOGGE 

Nonostante alcuni locali grandinate, le piogge in pianura hanno dato una mano ai campi di mais e soia. Un buon aiuto nel territorio da 50mila ettari gestito dal consorzio Piave, composto da fondo di medio impasto o ghiaioso che d’ora in poi andrà irrigato ogni 8 o 10 giorni. In questo contesto, con l’individuazione di nuovi invasi si può da un lato ridurre l’eventuale carenza di acqua e dall’altro essere pronti a far scorta di eccessi improvvisi. «Un esempio su tutti: la cava di Riese, rimessa in ordine, per certi aspetti garantisce la sicurezza idraulica di Castelfranco – evidenzia il presidente – l’acqua ha una possibilità di sfogo. E poi, in un secondo momento, viene rilasciata. E’ quello che deve essere fatto anche altrove». Non a caso davanti a ogni progetto per nuove costruzioni oggi il consorzio di bonifica chiede di prevedere spazi per la raccolta dell’acqua. Si sono già fatti dei passi in questo senso tra San Fior e Colle Umberto. «E siamo sempre disponibili a collaborare con altri Comuni – sottolinea Gerolimetto – le cosiddette bombe d’acqua sono molto localizzate. Di conseguenza bisogna avere cura del territorio in modo parcellizzato, così da raggiungere un equilibrio che tenga conto della sicurezza idraulica. Sono piccole gocce. L’importante però è iniziare». Va da sé che i piccoli invasi da soli non potrebbero fornire tutta l’acqua necessaria per i campi della Marca. «Ma sarebbero sempre utili per alcuni servizi eco-sistemici, contribuendo a ricaricare le falde e a rifornire i corsi d’acqua e i canali – dice il numero uno del consorzio – anche ripristinando la storicità di alcune ville con i loro specchi d’acqua. Senza dimenticarci del Sile: bisogna creare le condizioni affinché sia costantemente raggiunto dal rilascio dell’acqua in superficie». 


DIVIETI 

I Comuni trevigiani, intanto, confermano le ordinanze firmate per ridurre il consumo di acqua. «Va sempre gestita con parsimonia – è la benedizione di Gerolimetto – non possiamo più pensare di usarla con leggerezza. Ma per fortuna è in corso un cambiamento culturale». A fronte dell’aumento dei costi energetici, infine, l’anno scorso il consorzio è stato costretto a inviare delle bollette aggiuntive (ruolo suppletivo). Fino ad ora sono state pagate dall’80% dei consorziati. Ma il problema non dovrebbe riproporsi per il nuovo anno. 

Ultimo aggiornamento: 07:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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