PORTO TOLLE (ROVIGO) - È il riso Delta del Po Igp il protagonista del viaggio virtuale che Veneto Agricoltura ha fatto questa settimana nell’ambito delle Denominazioni di origine protetta (Dop) e delle Indicazioni di origine protette come è il cereale. A parlare di questo straordinario prodotto che negli ultimi quattro anni è cresciuto del 700 per cento e che è gustato oltre i confini nazionali (Stati Uniti, Giappone e Cina) è stato Adriano Zanella, presidente del Consorzio di Tutela del riso Delta del Po Igp. «A contraddistinguerlo sono le caratteristiche del territorio che si trova circa 3 metri sotto il livello del mare – ha spiegato il presidente -. I terreni sono di origine alluvionale, molto fertili. Abbiamo dei microclimi che si sviluppano in maniera favorevole alla sua coltivazione e lo mantengono sano».
La zona di produzione di questo straordinario prodotto per il quale l’Unione europea ha riconosciuto il marchio di qualità Igp si trova a scavalco di due regioni: il Veneto e l’Emilia Romagna, coinvolgendo 17 comuni tra le province di Rovigo e Ferrara.
AUMENTO ECCEZIONALE
Si è passati dai 66 ettari del 2009 che producevano circa 3.000 quintali di riso agli attuali oltre 1.100 con una produzione di quasi 62mila quintali di riso, suddivisi per i 30 soci che danno vita a quello che è uno dei più grandi Consorzi d’Italia. La presenza del riso nel territorio del Delta del Po è documentata fin dal 1400, epoca in cui era già rilevante la sua coltivazione, riconducibile all’opera degli Estensi che riuscirono a sfruttare terreni acquitrinosi altrimenti inutilizzati. Grazie ad una sistematica opera di bonifica, proseguita poi dalla Serenissima, questa coltura rappresentò il primo passo verso la valorizzazione di nuovi terreni resi nel tempo fertili anche per altre coltivazioni. Il riso Delta del Po Igp è ottimo per la preparazione di svariate ricette: dalle minestre ai risotti, fino ai dolci. Come ha evidenziato Zanella: “Il nostro è un riso particolarmente sapido e saporito ricco di sali minerali, Omega 3 e 6, utili all’organismo. Coltivato, lavorato e certificato sul territorio, è influenzato dalle acque di mare e di terra. Le varietà storiche sono quattro: Carnaroli, Arborio, Baldo e Volano a cui si sommano 5 nuove: Caravaggio, Cammeo, Keope, Telemaco e Karnak che sono i figli delle varietà originarie e che mantengono le stesse peculiarità”.