Fusione tra Polesella e Guarda Veneta, la parola passa ai cittadini: domenica e lunedì si vota

Sabato 28 Ottobre 2023 di Sofia Muneratti
Il municipio di Polesella

POLESELLA - I cittadini di Polesella saranno chiamati alle urne domani e lunedì per esprimere la propria preferenza al referendum sul progetto di fusione tra i Comuni di Polesella e di Guarda Veneta. In caso di raggiungimento del quorum del 30% degli aventi diritto al voto e con voto affermativo in entrambi i Comuni, la realtà nascente si chiamerà "Polesella Veneta".
Il progetto di unione delle due municipalità, rispettivamente di 3.700 e 1.100 abitanti, è in cantiere da quasi due anni, ossia da quando la Regione ha concesso un finanziamento che ha permesso di realizzare lo studio di fattibilità finalizzato a esaminare vantaggi e ricadute di una possibile fusione.

Il primo passo di un lungo iter che ha condotto a questo referendum. Invecchiamento della popolazione e calo socio-economico del territorio sono stati i motori dell'idea: la fusione si propone di contrastare efficacemente il fenomeno dello spopolamento che affligge molti piccoli comuni e si dice porterà, in caso di realizzazione, vantaggi di tipo organizzativo ed economico. La fusione comporterebbe notevoli risparmi e trasferimenti aggiuntivi dallo Stato e dalla Regione che in dieci anni ammonterebbero a oltre 8 milioni. Una somma ingente, a maggior ragione in piccole realtà che al momento faticano a chiudere i bilanci e non sono più in grado, per mancanza di risorse, di erogare i servizi richiesti dalla cittadinanza. Tali fondi potranno essere impiegati nella manutenzione delle strade, nella realizzazione di opere pubbliche, in un possibile abbassamento delle tasse ed erogazione di nuovi servizi, oltre che l'ottimizzazione degli esistenti (trasporto scolastico, biblioteche comunali, assistenza sociale, domiciliare e altro). Anche i costi della politica saranno meno esosi, a causa della presenza di unici giunta e consiglio. Inoltre, il Comune verrebbe potenziato: 19 dipendenti a tempo indeterminato, l'istituzione dello Sportello del cittadino, l'estensione degli orari di apertura delle sedi comunali.

L'APPELLO
Forte sostenitore del progetto il sindaco di Polesella Leonardo Raito, che lo definisce un «percorso che potrebbe migliorare molto la vita delle nostre comunità». In occasione del mercato del lunedì, a Polesella, il vicesindaco Pavani con l'assessore Ranzani e la consigliera Gentile hanno incontrato i cittadini per rispondere a dubbi e domande. Hanno precisato che qualora scattasse la fusione, gli attuali amministratori decadranno, per lasciare il posto a un commissario che porterà alle elezioni della nuova amministrazione, unica per i due attuali Comuni, che saranno comunque rappresentati sia nella formazione delle liste, sia per il fatto che se il primo cittadino sarà di uno dei due attuali Comuni, il vice sarà dell'altro. Sarà allo stesso modo garantito che le comunità mantengano le loro tradizioni, a partire dai cartelli e dalla toponomastica stradale. Grazie all'afflusso di risorse previste come incentivi alla fusione, sarà anche possibile organizzare eventi e iniziative di valorizzazione del patrimonio culturale e tradizionale delle singole comunità.
«Non possiamo non fare notare come, chi sia contrario, al di là di agitare paure infondate, non abbia alcuna reale alternativa per combattere lo spopolamento, la mancanza di servizi e la crisi dei piccoli Comuni. Fondersi significa rilanciarsi e riprendere a crescere assieme, restare così come si è equivale a spegnersi lentamente, vedendo i negozi chiudere, le risorse diminuire progressivamente, i paesi svuotarsi e morire. La fusione è una scelta di amore per il proprio paese, al quale si garantisce un futuro vero», spiegano gli amministratori delle due comunità. Un treno che non passa due volte, quello della fusione, dato che da qui al 2030 in Polesine dovranno essere almeno 23 i comuni che si accorperanno ad altri. Come si legge in una nota diffusa dal Comune di Polesella: «La scelta è se farlo ora, tramite referendum, o in seguito, per decisione calata dall'alto. Nel qual caso, però, difficilmente ci saranno a disposizione incentivi come quelli attuali».
 

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