Fusione tra Guarda Veneta e Polesella, domenica il rerefendum

I vantaggi secondo l’analisi della Fondazione Think Tank Nord Est per “Polesella Veneta”

Giovedì 26 Ottobre 2023 di Cristiano Aggio
Una consultazione elettorale

GUARDA - POLESELLA - Domenica 29 (dalle 7 alle 23) e lunedì (dalle 7 alle 15) i cittadini di Polesella e Guarda Veneta sono chiamati al voto referendario per la costituzione di “Polesella Veneta”. Si tratta del primo referendum di fusione con il quorum di partecipazione sceso dal 50 al 30 per cento, in seguito all’approvazione della legge regionale del 6 settembre scorso. Secondo l’analisi della Fondazione Think Tank Nord Est, nata a fine 2013 da un gruppo di imprenditori del Veneto Orientale su iniziativa di Giuseppe Bortolussi (storico segretario della Cgia di Mestre e primo presidente della Fondazione Think Tank Nord Est) che mette insieme circa 80 imprese di Veneto e Friuli Venezia Giulia, in caso di successo dei sì, arriveranno complessivamente oltre 3 milioni di euro dallo Stato ogni anno per 15 anni.


I CONTRIBUTI
Questo, per la conversione in legge del decreto legge numero 22 del 2023, che ha esteso la durata dei contributi statali straordinari alle aggregazioni per ulteriori cinque anni.

Così il nuovo Comune istituito in seguito alla fusione riceverà quindi incentivi per ben quindici anni. A Polesella Veneta andrebbero quasi 764.000 euro all’anno di incentivi statali, per un valore di 162 euro pro capite ed una quota del 13% rispetto alle entrate correnti. In Veneto, oltre che Guarda Veneta e Polesella, andranno al voto Carceri e Vighizzolo d’Este, in provincia di Padova, per unirsi nel nuovo Comune di Santa Caterina d’Este, in provincia di Vicenza, Gambugliano e Sovizzo, che manterrà il nome di Sovizzo e in provincia di Belluno, a Quero Vas e Alano di Piave, ambiscono a formare un’aggregazione denominata Setteville. Sempre secondo Fondazione Think Tank Nord Est, a questi incentivi si aggiungono poi i contributi straordinari erogati dalla Regione Veneto, che oscillano intorno ai 500 mila euro, ma variano a seconda della dimensione demografica del nuovo Comune, del numero di enti che si aggregano e del livello della spesa corrente. Inoltre, la Regione Veneto ha previsto un contributo integrativo “una tantum” per la riorganizzazione dei servizi del nuovo Comune e forme premiali nelle misure di incentivazione regionale. 


SERVIZI A RISCHIO
“Secondo le previsioni demografiche elaborate dall’Istat, il calo della popolazione nei prossimi anni metterà in difficoltà soprattutto i piccoli Comuni - dice Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est -, per i quali sarà quasi impossibile garantire i servizi locali, in particolare scuole e asili. La fusione può diventare uno strumento per ridefinire le funzioni dei Comuni in una prospettiva di area vasta, anche ricercando una maggiore qualità. Peraltro, oggi i cittadini e le imprese già si spostano sul territorio per poter usufruire di servizi migliori. Inoltre, i contributi statali consentono di realizzare nuovi progetti che possono migliorare la qualità della vita nei piccoli Comuni, limitando il divario con le aree più sviluppate».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci