La consigliera grillina restituisce
il rimborso e denuncia il "corvo"

Giovedì 3 Dicembre 2015
Patrizia Bertelle
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ROVIGO - «Chi mi attacca non fa parte del Movimento 5 stelle. È una tattica per gettare discredito su di noi e poterci ostacolare nella partita delle Partecipate. In ogni caso abbiamo risolto il problema: quei 500 euro mensili sono stati depennati dal mio rendiconto, nonostante fossero solamente virtuali».
Patrizia Bartelle, consigliere regionale grillina di Rovigo, respinge al mittente la denuncia dell'anonimo corvo che l'accusava di intascarsi 500 euro al mese per spese legali personali.
«Domenica - spiega Bartelle - ho avuto un colloquio importante per chiarire e risolvere la questione di forma, e non di sostanza, della voce "accantonamento" nel mio trasparente rendiconto mensile, congelato in Banca Etica, per un importo di 500 euro al mese da utilizzare nell'eventualità di un possibile ricorso alla Corte Costituzionale a causa di una legge elettorale che tante complicazioni ha generato, partorita dalla precedente giunta Zaia e che il 10 febbraio 2016 andrà a sentenza davanti al Tar».
La consigliera ha incontrato il parlamentare Luigi Di Maio. «Dopo avermi ascoltata, Di Maio ha osservato che, dal suo punto di vista nazionale, un accantonamento può favorire derive e interpretazioni ben diverse dalle mie motivazioni, anche se chiare. È quindi opportuno eliminare questa voce dal rendiconto in quanto, oltretutto, non necessaria. Sarà il gruppo consiliare stesso che si farà carico di eventuali procedimenti e ricorsi di carattere istituzionale. Dal mio punto di vista quindi la questione è chiusa. La voce relativa nel rendiconto viene eliminata».
Bartelle promette che le minacce, però, non finiranno nel dimenticatoio: «Per quanto riguarda le e-mail anonime che hanno colpito la mia onorabilità, stiamo preparando querela per diffamazione contro ignoti. Gli organi competenti scopriranno il mittente. Il "corvo" non è uno del movimento. La decisione di accantonare i soldi era nota già da questa estate a tutti gli aderenti, sia nelle riunioni locali e regionali che via mail. Questa storia è venuta fuori ora e una domanda va fatta: a chi stiamo rompendo le scatole? È chiaro che è una montatura per screditarci».

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