ROVIGO - I linguaggi pittorico e musicale si fondono a Rovigo con Vedere la musica, la mostra che da lunedì a palazzo Roverella porta per la prima volta in Italia un'esposizione che centra in modo organico e con ampio respiro il tema dei rapporti tra musica e arti visive, dal Simbolismo agli avanguardisti.
IL TEMA
L'esposizione a Rovigo, fino al 4 luglio, concentra circa 170 opere provenienti da 40 musei e da collezionisti di sette Paesi europei: appartengono al periodo tra il 1880 e il 1940, scelto per rivelare la reciprocità di arte e musica perché - spiega il curatore della mostra, Paolo Bolpagni - «questi sessant'anni sono stati un periodo nodale: prima nell'ambizione di fondere le espressioni artistiche, per creare arte totale capace di unificare le forme d'arte; inoltre perché le avanguardie hanno prodotto una rivoluzione che ancora oggi si fa sentire». Dal Simbolismo alle avanguardie, tra la musica e le arti visive ci fu «relazione strettissima come non mai - sottolinea Bolpagni - nel corso della storia delle arti». E questa reciprocità è stata colta al Roverella quasi di pari passo all'esigenza di non vedere soffocata l'interiorità, mentre la vita moderna logora l'uomo nell'attenzione agli standard e alle specializzazioni. Nel gioco di rimandi tra arti visive e musica, tra visibile e invisibile, Kandinskij diceva di invidiare i musicisti, perché possono fare arte senza bisogno di raccontare qualcosa di realistico. Ma allo stesso tempo considerava il colore altrettanto realistico del suono, e finì per fondare la teoria dell'armonia e del contrappunto, poi sviluppata da Paul Klee, esposto a palazzo Roverella con Di notte (fiori notturni): un'opera di dimensioni ridotte, come è stato spesso per il pittore tedesco, ma che concentra la densità di ogni istante di vita, perché come lui stesso scriveva pienezza è intorno a me perché io esisto.
LA RICERCA
Così le ricerche e le opere che fanno da fondamenta a Vedere la musica compongono una mostra-spettacolo in cui l'animo può arricchirsi non solo con il bagaglio dei significati semantici, ma soprattutto con la diversificazione sensoriale. L'allestimento è attento al colore come alla musica, che fino al termine del percorso accompagna i visitatori, accolti da L'evocazione creatrice della musica con cui Segantini omaggiò Donizetti, e dalle note del Preludio del Tristano e Isotta di Wagner. Dal Simbolismo si va al Wagnerismo e al mito di Beethoven. Quindi all'Opera lirica italiana e poi al primo Novecento fra Austria e Germania. Si torna in Italia con il Futurismo e, infine, lasciato il periodo dal Cubismo al Purismo, l'approdo finale sono l'astrattismo e il tempo composto della Promenade in Si bemolle maggiore che apre i Quadri di un'esposizione di Musorgskij. Correlati a questa composizione musicale sono esposti al Roverella cinque bozzetti delle scenografie di Kandinskij per la messinscena che ne realizzò, nel 1928, al Teatro di Dessau: le scene furono distrutte dai nazisti e restano solo i bozzetti.
GRANDI MAESTRI
Anche in questi dettagli si vede in che modo la lacuna di una mostra importante in Italia che presenti il binomio arte-musica in maniera organica, sia quindi colmata dalla rassegna con la curatela di Bolpagni, e che vede la collaborazione di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Comune di Rovigo e Accademia dei Concordi per portare in Polesine capolavori anche di Boccioni, Kokoschka, Balla, Segantini, Casorati e preziosi disegni di Picasso, Klimt e Le Corbusier. In 15 anni è la ventitreesima mostra al Roverella e, malgrado la pandemia in corso, «i cantieri per il futuro porteranno ancora iniziative di primissimo piano» commenta l'executive director Arte cultura e beni storici di Intesa Sanpaolo Michele Coppola.