TAGLIO DI PO - Per i matrimoni religiosi il 2020 è stato l’anno “quasi” zero, con un solo rito celebrato, e soltanto undici sono stati quelli civili, tutti celebrati nell’ufficio del sindaco in municipio.
LE CAUSE
La motivazione porterebbe a essere generalizzata e attribuita ai vincoli imposti dalla pandemia, con i divieti per molti mesi e poi con un numero contingentato di presenti all’interno delle chiese per evitare gli assembramenti, che hanno reso impossibile la cerimonia in chiesa con tanto di invitati e poi il pranzo nuziale alla fine, non tanto a una crisi religiosa inarrestabile tendente al rito civile, che pone i coniugi in una condizione di sentirsi più liberi in caso capiti una crisi di rapporti matrimoniali, oppure non ci si sposa più e si preferisce la convivenza.
Il nuovo e giovane parroco, don Damiano Vianello, con già alle spalle una interessante esperienza sacerdotale di vicario in cattedrale a Chioggia, di parroco a Pellestrina (Venezia) e di molte attività con i giovani (attualmente è presidente nazionale dell’associazione Noi-oratori e circoli, con sede a Verona e oltre 1.500 soci distribuiti in tutta Italia) che da un anno e mezzo sta conducendo l’Unità pastorale di Taglio di Po e Mazzorno Destro (oltre settemila persone) insieme ai vicari don Stefanio Nardelli e don Giuseppe Cremonese, commenta i numeri relativi alle unioni coniugali durante il 2020.
LA RIFLESSIONE
«Avevamo programmato per lo scorso anno quattro matrimoni in chiesa - spiega don Damiano - e di questi soltanto uno è stato celebrato, mentre gli altri sono stati rinviati e ora sono stabiliti per i prossimi mesi di maggio e settembre. Le motivazioni che vi sono stati undici matrimoni civili, sono molte e diverse. È vero, la pandemia ha condizionato la cerimonia religiosa comunque riconducibile a un fatto tradizionale. È anche vero che oggi, vedendo una partecipazione e frequentazione giovanile sempre minore, sia per motivi demografici, sia per motivi di scelta di fede, è inevitabile che si ritorni a una condizione del sociale precedente alla prima revisione del concordato tra Stato e Chiesa del 1984. Infatti prima ci si sposava in Comune con tanto di testimoni davanti all’ufficiale dello Stato civile e poi in chiesa davanti al sacerdote. Sarebbe interessante andare a indagare le statistiche di quel tempo, per un giudizio obiettivo di ciò che sta succedendo oggi».