Il Covid-19 fa la prima vittima tra i medici del Polesine: Wilmer Boscolo aveva 68 anni

Mercoledì 16 Dicembre 2020 di Francesco Campi
Wilmer Boscolo, primo medico morto per Covid in Polesine

PANDEMIA - Nel doloroso tributo di vittime al Covid, in Polesine arriva anche la prima morte di un medico. Wilmer Boscolo aveva 68 anni e peoblemi di salute, ma continuava a esercitare con passione la professione di medico di famiglia a Porto Tolle. Ha continuato fino a quando, pochi giorni fa, non è stato ricoverato in Terapia intensiva all’ospedale di Trecenta. Perché il virus lo ha colpito fin da subito pesantemente.


TRISTEZZA
Non nasconde il dolore il presidente dell’Ordine dei medici di Rovigo Francesco Noce. «Sono distrutto, siamo tutti distrutti.

Oltre a un valente collega, perdo anche un caro amico. È il primo medico a morire di Covid in Polesine, ma l’elenco in tutta Italia è tristemente lungo. È un periodo difficilissimo, se continua così non so davvero quali potranno essere le conseguenze. In Polesine in questo momento abbiamo altri due medici di medicina generale ricoverati, uno di Costa e uno di Taglio di Po. Ce ne sono poi altri quattro positivi e anche due odontoiatri. Una situazione difficilissima anche dal punto di vista della medicina territoriale, perché vengono a mancare medici in una situazione che già presentava lacune. Sono davvero triste e addolorato. E preoccupato. Anche perché a fronte di tutto questo, vediamo ancora tanti atteggiamenti irresponsabili in giro».


PERSONA STIMATA
Il dottor Boscolo, primo medico vittima del Covid in Polesine, si era laureato a Padova nel 1978. A Porto Tolle era ormai un’istituzione. «Era dottore da una vita - sottolinea il sindaco Roberto Pizzoli - aveva contribuito alla realizzazione della Medicina di gruppo a Ca’ Tiepolo. Lo conoscevano tutti, era uno dei dottori del paese, faceva ambulatorio anche a Ca’ Venier e Donzella. Era un punto di riferimento, uno dei medici più anziani ed esperti. Per Porto Tolle un’altra perdita pesantissima. È il nostro settimo decesso legato al virus, in un paio di casi situazioni già abbastanza compromesse in cui si può parlare di morti con Covid più che per Covid, ma negli altri casi no. Anche il dottor Boscolo aveva dei problemi, in particolare proprio a livello polmonare, ma non era certo una persona malata. E ha lavorato fino a quando non si è ammalato pesantemente. Faceva anche i tamponi per il Covid. In Polesine abbiamo avuto qui il morto più giovane per Covid, il povero Jonatan Callegaro, che aveva solo 40 anni, e anche il primo medico della provincia. In questo momento abbiamo effettivamente una situazione complessa, con 109 positivi fra i nostri residenti».
Il dottor Boscolo lascia la moglie Adele Rita Molon, maestra in pensione, che condivideva con lui la passione per le auto storiche accompagnandolo nelle tante gare a bordo di una Leyland Innocenti Mini Cooper, tre figli maschi e una figlia, quest’ultima, Martina, presidente della cooperativa sociale Goccia, altra importante realtà nella comunità portotollese. Già decisa la data del funerale di Boscolo, che si terrà sabato alle 11 nella chiesa di Taglio di Po, suo paese natale.


REAZIONI
Quella di Boscolo è stata la prima morte di un medico in Polesine, ma la 259. a livello nazionale. Una lista che si allunga di ora in ora, che viene costantemente aggiornata dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri, Fnomceo. «I morti non fanno rumore, non fanno più rumore del crescere dell’erba, scriveva Ungaretti – commenta il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli - eppure i nomi dei nostri amici, dei nostri colleghi, qui, nero su bianco, fanno un rumore assordante. Così come fa rumore il numero degli operatori sanitari contagiati, che costituiscono ormai il 10 per cento del totale. Non possiamo più permettere che i nostri medici, i nostri operatori sanitari, siano mandati a combattere a mani nude contro il virus. È una lotta impari, che fa male a noi, fa male ai cittadini, fa male al Paese».
Anche Riccardo Mantovan della Fp Cgil e Cristiano Pavarin della Uil Fpl, esprimono dolore per la notizia del decesso del medico polesano. «Credo che la situazione delle medicina generale così come quella delle Rsa, che sono collegate fra loro, evidenzi come la lezione della prima ondata non sia stata forse compresa appieno da chi di dovere», sottolinea Mantovan. «Forse - rimarca Pavarin - anche il fatto che i medici di base, che sono la sanità del territorio, siano stati incaricati di eseguire gli screening senza adeguata formazione e protocolli, come da alcuni lamentato, è stato sottovalutato».
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Ultimo aggiornamento: 10:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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