Coltivazioni, pere e piselli a rischio: perduto un quarto del raccolto per la troppa acqua

Giovedì 25 Maggio 2023 di Francesco Campi
Coltivazioni, pere e piselli a rischio: perduto un quarto del raccolto per la troppa acqua

ROVIGO - In balia dei mutamenti climatici, con la siccità che ha più che dimezzato le rese dei seminativi l'anno scorso e con la troppa acqua degli ultimi giorni che ha mandato in rovina un quarto della produzione di piselli. A sottolineare i problemi con cui si stanno trovando a fare i conti gli agricoltori polesani sono Confagricoltura e Cia.

Quest'ultima, in particolare con un'analisi sulla resa delle primizie di stagione evidenzia i danni per orticole e frutta. Le piogge di maggio, infatti, hanno avuto effetti pesanti anche sulla resa di ciliegie e fragole, con un calo di produzione che viene stimato nel 20%.

GLI ALLAGAMENTI
«Se da un lato le precipitazioni della scorsa settimana hanno sicuramente giovato alle varie coltivazioni dopo un periodo di prolungata siccità sottolinea il presidente di Cia Rovigo, Erri Faccini dall'altro gli allagamenti che nei terreni agricoli, soprattutto nella zona dell'Alto Polesine, in alcuni casi hanno comportato delle marcescenze. Stiamo sperimentando gli effetti dell'emergenza climatica in atto. Dobbiamo abituarci ad un'aridità di mesi, alla quale seguono precipitazioni concentrate in pochi giorni, se non addirittura in poche ore. In linea generale, stiamo andando incontro ad un'annata agraria in chiaroscuro». E se la lattuga gentile ha contenuto i danni, -5%, e zucchine, carciofi e asparagi hanno un'elevata qualità, secondo la Cia sembra prospettarsi una buona annata per pesche, nocipesche e mele. Sempre che non arrivino nuovi problemi nelle prossime settimane. Come per le pere, sulle quali, nota la Cia, incombe l'incognita della cimice asiatica, che negli anni precedenti ha comportato, assieme alle gelate tardive, il quasi azzeramento della produzione. Come nota il presidente di Confagricoltura Rovigo Lauro Ballani, «tra gelo, siccità, cimice asiatica e alternaria, le pere stanno scomparendo. Tra Giacciano, Badia e Lendinara gli agricoltori hanno compiuto investimenti importanti, ma se manca reddito non resisteranno a lungo». Si tratta di 580 ettari, rispetto ai 500 di mele e 270 di noci.
Proprio sulla scorsa annata agraria si è incentrata la disamina del presidente Ballani e del direttore Massimo Chiarelli, martedì, nell'assemblea annuale di Confagricoltura Rovigo alla quale ha partecipato anche direttore nazionale Annamaria Barrile, che ha anche voluto visitare il Delta e l'azienda di Antonio Bezzi, presidente del Consorzio risicoltori polesani, e l'azienda Ca' Dolfin di Franco Arduini a Scardovari, che coltivano erba medica e riso, per toccare con mano i problemi creati dal cuneo salino.

CUNEO SALINO
Il presidente Ballani ha analizzato le criticità di quello che, ha definito «il granaio della Repubblica Veneta», anche perché ancor oggi le coltivazioni più rappresentative del Polesine sono il frumento tenero con 23.800 ettari, il frumento duro con 12.500, la soia con 32.700, il mais con 31mila, l'orzo con 3mila, l'erba medica con 6.200, il riso Igp Delta del Po con 700 e la barbabietola da zucchero: «Con la siccità dell'anno scorso abbiamo avuto cali produttivi del 60% per il mais, del 50% per grano e soia, del 40% per la barbabietola. Per converso abbiamo registrato maggiori costi per concimi, gasolio e irrigazione. La maggior parte delle aziende è rimasta esclusa dai ristori previsti dal decreto siccità. Una beffa, perché abbiamo raccolto quasi niente. Questo significa che molte aziende non hanno recuperato le perdite e guardano con apprensione all'estate, perché se è vero che ha piovuto, è vero anche che gli invasi a monte non sono pieni e che in luglio e agosto potremmo ritrovarci con le grane dello scorso anno. Avanzata del cuneo salino compresa. Bisogna accelerare sulle soluzioni: migliore gestione del Po, bacini di laminazione, barriere antisale».

SCARSI RISTORI
Barrile ha assicurato il suo interessamento: «Incontreremo le forze di governo per fare pressione sulle opere infrastrutturali necessarie: i cambiamenti climatici impongono un ripensamento delle politiche in atto fino ad oggi» Dal punto di sita organizzativo, ha spiegato Chiarelli «nonostante l'impennata dei costi energetici e i maggiori obblighi dovuto alla nuova Pac, Confagricoltura ha chiuso senza problemi con con un bilancio in pareggio. La nostra situazione strutturale resta solida, con i soci cresciuti a quota 2.318 per circa 80.000 ettari e sette uffici di zona di cui quattro in proprietà. Da ottobre unificheremo le due sedi di Ficarolo e Fiesso in un nuovo stabile a Occhiobello, ottimizzando così la presenza del personale e dei tecnici».
 

Ultimo aggiornamento: 26 Maggio, 10:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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