Rovigo. Crescono le aggressioni agli operatori della sanità: 3 vittime su 4 sono donne

Rispetto ad altri settori, la sanità ha l’incremento percentuale maggiore di infortuni dopo il manifatturiero oltre a un più 14,42% anche di malattie professionali: da 104 a 119

Domenica 15 Ottobre 2023 di Nicoletta Canazza
In Polesine aumentano i casi di aggressioni nei confronti degli operatori della sanità

ROVIGO - Crescono gli episodi di violenza o comportamenti minacciosi, anche verbali, che coinvolgono i professionisti della sanità. «Nel triennio 2019-2021 ci sono stati in regione 519 casi di violenze e aggressioni contro gli operatori sanitari, con una media annua di circa 173» sottolinea Alfio Sarain, direttore Inail di Padova e Rovigo. In Polesine la media è di circa 9 situazioni all’anno. Cifre indicative di un fenomeno che preoccupa gli operatori. La fotografia è stata scattata in occasione del convegno “Gli infortuni sul lavoro, le relative implicazioni, le malattie professionali e la violenza sui professionisti sanitari”: evento realizzato grazie alla partnership fra l’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Rovigo ed Epaca (Ente di patrocinio e assistenza per i cittadini e l’agricoltura, “braccio” di Coldiretti) con la collaborazione dell’Ordine provinciale Tsrm Pstrp (Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione) e l’Associazione professioni sanitarie italiane legali e forensi. 
«Sono sempre più frequenti - ha sottolineato Denis Piombo, presidente Opi Rovigo - gli episodi di violenza in sanità, che coinvolgono gli infermieri ma anche tutti gli altri professionisti e che hanno ricadute pericolose sulla singola persona e sull’intero sistema.

Nella provincia di Rovigo contiamo già 27 casi con una media annua di circa 9 situazioni. Numeri che devono fare riflettere la società intera».

Le donne sono più a rischio

Il fenomeno ha anche un aspetto particolare. «La violenza contro i professionisti sanitari tocca per i tre quarti dei casi le donne - ha precisato Alessia Comacchio, dirigente medico dell’Inail -. Volendo fare una “classifica” degli operatori più a rischio, al primo posto abbiamo i tecnici della salute, quindi gli operatori socio sanitario, al terzo posto gli operatori socio assistenziali e infine i medici. Purtroppo i dati Inail sono sottostimati rispetto alla realtà».
Rispetto ad altri settori, la sanità ha l’incremento percentuale maggiore di infortuni dopo il manifatturiero oltre a un più 14,42% anche di malattie professionali: da 104 a 119. «Gli infortuni sul lavoro, le malattie professionali e gli episodi di violenza sui professionisti sanitari - ha aggiunto Piombo - sono sempre più frequenti. Coinvolgono gli infermieri ma anche molti altri professionisti e hanno ricadute importanti sulla singola persona e sull’intero sistema, in termini biologici, psicologici, sociali ed economici. Le aggressioni sul posto di lavoro colpiscono in media in un anno un terzo degli infermieri, la categoria professionale più numerosa del Servizio sanitario nazionale e della Sanità in generale, registrando circa 130mila casi, con un “sommerso” non denunciato all’Inail di circa 125mila casi all’anno». 

La convenzione

Da queste considerazioni è nata la collaborazione tra l’Ordine delle professioni infermieristiche di Rovigo ed Epaca, che ha portato alla sottoscrizione di una convenzione focalizzata sull’offerta di servizi previdenziali e assistenziali, rivolta a tutti gli iscritti dell’Opi di Rovigo e ai loro famigliari.
«Si tratta di fenomeni - spiega Paolo Casaro, responsabile di Epaca Rovigo - che vanno analizzati sotto diversi aspetti. Nell’ambito degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, negli anni molto è stato prodotto, anche in termini normavi, ma i dati indicano che ancora molto si può migliorare. In tema di violenza e aggressioni un passo avanti è stato fatto con la Legge 113/2020 “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”, ma per gli operatori del settore non è sufficiente». 

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