Vitalizi tagliati, gli ex politici fanno causa alla Regione Veneto. «Violati i diritti acquisiti»

Sabato 19 Settembre 2020 di Angela Pederiva
Vitalizi tagliati, gli ex politici fanno causa alla Regione Veneto. «Violati i diritti acquisiti»
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Cala il sipario sulla decima legislatura, ma gli eletti nelle precedenti non escono di scena. Non da quella giudiziaria, quanto meno: 82 ex consiglieri regionali (o loro eredi) hanno citato la Regione e il Consiglio davanti al Tribunale di Venezia, a cui chiedono di rimettere alla Corte Costituzionale la legge sul taglio dei vitalizi e di annullare la delibera con cui l'ufficio di presidenza di Palazzo Ferro Fini aveva disposto la riduzione per il periodo 2018-2020. Con una delle ultime deliberazioni del quinquennio, perciò, l'istituzione ha deciso di costituirsi nella controversia per difendere il provvedimento, riguardante un capitolo di spesa che ammonta annualmente a circa 11 milioni di euro.

 

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VENEZIA - "Non sto a dire se è giusto o no, dico che è opportuno.

In ritardo, molto in ritardo, si è affrontata una problematica che esiste da anni".




Vitalizi dei politici, le aliquote

Sulla scia del prelievo di solidarietà attuato nel triennio 2015-2017, la norma approvata nel febbraio di due anni fa aveva previsto una diminuzione dell'importo degli assegni vitalizi e di reversibilità erogati fino al prossimo 31 dicembre, ad esclusione di quelli percepiti da soggetti con reddito inferiore a 29.500 euro. La successiva deliberazione dei vertici consiliari aveva fissato le aliquote per la decurtazione mensile: 5% fino a 2.000 euro, 8% fino a 4.000, 10% fino a 6.000 e 15% oltre quel tetto. Per fare un esempio concreto, chi fino ad allora aveva incassato 3.000 euro netti al mese, ha poi avuto una sforbiciata di 180 euro. Nel caso di cumulo con altri vitalizi maturati al Parlamento italiano o europeo, era stato deciso di alzare le percentuali rispettivamente al 7%, 11,20%, 14% e 21% per i vari scaglioni.

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Battaglia per conservare i privilegi

Assistiti dagli avvocati Maurizio Paniz, Stefania Fullin e Franco Stivanello Gussoni, gli ex consiglieri regionali (o le loro vedove) avevano ingaggiato la battaglia inizialmente davanti al Tar del Veneto. Quest'ultimo però nel 2019 aveva declinato la propria competenza in favore del giudice ordinario, poiché nel frattempo la Cassazione aveva rilevato che nella delibera consiliare «non risulta invero esercitata alcuna valutazione discrezionale (il che avrebbe legittimato la richiesta di riconoscimento di competenza del giudice amministrativo)». Così lo scorso 1° settembre sul Canal Grande è stato notificato l'atto con cui i pensionati citano la Regione e il Consiglio davanti al Tribunale civile. Per questo motivo una decina di giorni fa è stato formalmente chiesto all'avvocatura di costituirsi in giudizio.

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L'ACCUSA
I ricorrenti contestano la legittimità sia della riduzione in sé, che della sua reiterazione, «operata a seguito di una diversa ponderazione degli interessi da parte della Regione e a scapito di un solo e determinato soggetto privato». Secondo la loro tesi, la misura è scattata «in violazione della intangibilità dei diritti acquisiti e della certezza e stabilità dei rapporti giuridici», attraverso «un intervento legislativo intrinsecamente affetto da vizi di razionalità e proporzionalità». Di più: il taglio non è avvenuto una tantum, ma è stato ripetuto nel tempo, mentre avrebbe dovuto essere «temporalmente limitato per i sacrifici richiesti e per la sussistenza di gravi ed eccezionali esigenze di specifiche ragioni di contenimento della spesa pubblica». 

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LA DIFESA
Opposta è la visione di Palazzo Ferro Fini. Se nel 2015-2017 c'era appunto la necessità di fronteggiare le «contingenti difficoltà economiche del Paese», per il 2018-2020 è stato ritenuto che permanessero comunque i presupposti della ragionevolezza («nel senso della definizione di una soglia di reddito al di sotto della quale non si applica la riduzione») e della proporzionalità («intesa come progressività della misura»), vista oltretutto «la particolare tenuità nella individuazione delle percentuali di riduzione». Ora la palla passa al giudice.

 

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Per l'ex deputato Pci Massimo Cacciari, già più volte sindaco di Venezia, il taglio è da mannaia: meno 3173 euro al mese per una pensione ricalcolata con i nuovi parametri decisi dalla Camera a guida Roberto Fico di 1551 euro (- 67,16%).

Ultimo aggiornamento: 14:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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