Rissa in Regione, Bond e Tesserin
separati dal presidente Ruffato

Giovedì 20 Marzo 2014 di Alda Vanzan
Tesserin e Bond (con Ruffato a destra) quando andavano d'accordo
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VENEZIA - Litigi ne hanno visti tanti, i muri di Palazzo Ferro Fini, austera sede del consiglio regionale del Veneto. Scontri politici, di più. Ma l’aggressione tra esponenti della stessa maggioranza e, fino all’altro giorno, dello stesso partito, mancava. Adesso Dario Bond e Carlo Alberto Tesserin non siedono più vicini. Da ieri mattina non stanno neanche più nella stessa fila. Raccontano che ad evitare l’impatto fisico tra i due siano stati, facendo da scudi, Giancarlo Conta e il presidente del consiglio regionale Clodovaldo Ruffato, che come stazza non teme rivali. Il tutto mentre l’aula arrancava in una delle più estenuanti sessioni per l’approvazione del bilancio di previsione, dieci giorni di consiglio per una manovra da 13,5 miliardi di euro approvata solo ieri sera dopo vari spostamenti di spesa, l’ultimo di 92 milioni, di cui 50 per il nuovo ospedale di Padova. Ma all’approvazione della Finanziaria - che tra le maggiori novità ha visto l’approvazione della proposta di Moreno Teso per togliere l’Irap alle aziende che faranno assunzioni - si è arrivati con una maggioranza sempre più sfaldata e sempre più bellicosa. Una maggioranza quasi solo sulla carta.



Le divisioni della Lega, con i tosiani che si erano astenuti sulla tassa agli aerei determinando la bocciatura dell’articolo 3 della Finanziaria, avevano tenuto banco martedì. Il giorno dopo, lo scontro si è consumato all’interno del fu Popolo della libertà, ormai lacerato in tre tronconi. Da come la raccontano al Ferro Fini, è andata così: riunione pomeridiana di maggioranza, una delle tante. Carlo Alberto Tesserin, Nuovo centrodestra, rimprovera al suo ex capogruppo Dario Bond, che adesso guida uno dei due gruppi di azzurri, il Pdl-Forza Italia per il Veneto, di esagerare con gli interventi di appoggio verbale alle proposte presentate dall’opposizione, specie se arrivano dal bellunese Reolon, salvo poi bocciarle. Gli intrallazzi di Bond - dice Tesserin - ci fanno perdere tempo. Bond scatta come un molla: sarà anche il decano del consiglio regionale, ma Tesserin non può permettersi di dirgli cosa fare e cosa non fare, soprattutto non può usare quei toni. Bond si alza, sembra un colosso e si dirige verso il collega. Tra i due non c’è contatto fisico, ma non si può sapere se poteva esserci: Conta, capogruppo del Ncd, e Ruffato, si schierano davanti a Tesserin come scudi. Chi era fuori dalla stanza sente che rumori come se volassero sedie.



Ieri mattina la separazione fisica. Tesserin, che stava seduto accanto a Bond, con gli altri colleghi del Ncd passa nella fila sotto. Leonardo Padrin, che guida l’altro gruppo di Forza Italia, accetta di scalare di qualche posto. Finisce che Conta si trova accanto ad Andre Bassi, ma non è una casualità: il leghista veronese ha approfittato del cambio di posti nell’ex Pdl per mettersi da solo: l’affronto dei colleghi della maggioranza, in particolare della Lega e ancor di più degli amici tosiani, che gli hanno bocciato due proposte in campo sanitario, tra cui una sul riparto dei Lea, pesa eccome. Senza contare che sulla vicenda della tassa agli aerei, letta dai più come ritorsione dei tosiani per la storia dei bacini sui rifiuti, Bassi non era neanche in aula, ma risulta aver votato. Chiaro che qualcuno ha premuto il bottone al posto suo. Chi non preme il bottone, invece, sono i tre del Ncd, Tesserin, Conta e Toniolo quando si tratta di votare un ordine del giorno di Bond e Cortellazzo che censura l’atteggiamento del Governo sui tagli alla sicurezza.



Tra baruffe, annunci di carte bollate, proteste plateali come i cartelli "Lasciateci votare" esibiti in mattinata dall’opposizione che non ne poteva più dell’ennesima sospensione, alla fine il Bilancio 2014 è passato a maggioranza (29 sì, 19 no, 1 astenuto). Qualche numero di questa manovra da 13,5 miliardi di cui il 66% per la sanità: 238 milioni di investimenti, 40 milioni per i danni da maltempo, 721 milioni contro i 707 iniziali al Fondo per la non autosufficienza, 3 milioni per coprire il mancato gettito dell’Irap a favore delle aziende che assumeranno lavoratori, 6 milioni per l’Expo. I "centesimi", le poche migliaia di euro su cui si è trattato per ore per tentare di accontentare tutti - perché è pur sempre il bilancio di fine legislatura - sono entrati nel maxiemendamento dopo un estenuante tira e molla. Ma non tutti hanno gradito la mediazione: «Una vergogna», ha tuonato Roberto Fasoli (Pd).
Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 09:07
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