Pnrr, dai Carraresi al Parco Iris: in Veneto a rischio interventi per 775 milioni

Mercoledì 2 Agosto 2023 di Alda Vanzan
Il Castello dei Carraresi a Padova

VENEZIA - L’unica cosa certa è che «l’incertezza è totale».

Lo dice Carlo Rapicavoli, direttore dell’Anci del Veneto, dopo aver ascoltato l’intervento del ministro Raffaele Fitto alla Camera dei deputati sulle proposte di revisione del Pnrr. Perché si sa che dal Piano nazionale di ripresa e resilienza verranno tolti 15,9 miliardi e di quelli ben 13 riguarderanno i Comuni. L’assicurazione del Governo è che nessun Comune sarà “non finanziato”, ma sul come e sul quando avrà i soldi non c’è chiarezza. Con il Fondo di coesione sociale che però per l’80% è destinato al Sud? Con una deroga che ancora non c’è? E così i sindaci tremano. A partire da quelli che i lavori finanziati con il Pnrr li hanno già approvati e appaltati. La stima, in Veneto, è di 775 milioni di euro di opere senza più copertura. Quali?

IN STALLO

A Padova uno degli interventi più corposi è il restauro dell’ala nord del Castello dei Carraresi: l’importo di progetto è 5 milioni 300mila euro, con uno stato di avanzamento dei lavori del 40%. Cosa succederà se il budget se si considerava “stanziato” non verrà coperto? A Treviso sono in corso di realizzazione quattro grossi interventi di rigenerazione urbana, dalle Mura all’ex Macello comunale fino all’ex Gil biblioteca Zanzotto e all’ex caserma Salsa: sono opere per 19 milioni e mezzo. A Vicenza i progetti di rigenerazione urbana relativa a Campo Marzo sono otto, da viale Roma (2,1 milioni) alla Loggia del Longhena (660mila euro) e anche qui la domanda è la stessa: la copertura c’era, siamo sicuri che dopo l’operazione sul Pnrr ci sarà ancora? «Il ministro Fitto - osserva Rapicavoli - ha rassicurato che nessun progetto perderà il finanziamento, ma finora non ha indicato quale sarà la nuova fonte di finanziamento. Ha affermato che le procedure in corso non devono essere interrotte, ma probabilmente a livello ministeriale ignorano le esigenze amministrativo-contabili che regolano la contabilità degli enti locali». Rapicavoli precisa: la proposta di revisione del Pnrr presentata il 27 luglio diventerà operativa solo quando sarà approvata definitivamente dall’Unione Europea e contestualmente il Governo indicherà, d’intesa con il Mef, la nuova fonte di finanziamento. L’indicazione c’è: Fsc, Fondo per lo sviluppo e la coesione. Un fondo però - sottolinea Rapicavoli - destinato per l’80% al Sud e per il 20% al Centro Nord: «Il ministro ha ricordato che in passato si è ampiamente derogato a tale ripartizione: si farà allo stesso modo per rifinanziare tutti i “progetti in essere” che saranno definanziati dal Pnrr?». È quello che chiedono i sindaci. Anche perché, con i lavori già appalti, le imprese vanno pagate. E a pagare devono essere i sindaci.

LE REAZIONI

«Siamo tutti preoccupati», ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia. Se il taglio del Pnrr verrà compensato con i fondi di sviluppo e coesione, «il problema è risolto. Ma il fatto è che i sindaci vogliono una risposta e in generale tutti gli enti locali che hanno già fatto le gare, hanno già firmato contratti e hanno impegni di diversa natura». «L’informativa del ministro Fitto ha certificato la resa del governo sul Pnrr», ha attaccato il senatore e segretario veneto del Partito democratico, Andrea Martella: «Il governo afferma che ci sono le risorse, ma viene clamorosamente smentito dallo stesso ufficio studi del Parlamento secondo cui “non c’è alcuna copertura alternativa”. Chiediamo al governo di fermarsi e di non modificare in questa maniera il Pnrr». Fiducioso il deputato e coordinatore veneto di Forza Italia, Flavio Tosi: «Il ministro ha garantito che gli interventi previsti andranno avanti regolarmente e nei tempi stabiliti, spostando alcuni finanziamenti da una voce all’altra e rifinanziando le voci defalcate con altri fondi europei. Siamo ragionevolmente fiduciosi ed ottimisti». 

Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 10:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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