PADOVA - Le centraline dell'Agenzia regionale per l'ambiente del Veneto (Arpav) a Verona e Belluno sono attive da alcuni giorni, nell'ambito di un più ampio sistema di controllo ed allerta, per captare eventuali segnali di allarme nucleare. «Il monitoraggio eseguito fino ad oggi in Veneto non ha evidenziato anomalie o innalzamento della radioattività in aria sul territorio regionale. I dati sono in linea con quanto emerso anche dal monitoraggio, con sistemi di altrettanto elevata sensibilità, condotto dagli altri Paesi europei - ha tranquillizzato l'assessore all’Ambiente del Veneto, Gianpaolo Bottacin - La Regione tramite Arpav, monitora quotidianamente e costantemente ogni giorno dell’anno la radioattività, con due stazioni collocate nelle sedi di Verona e di Belluno.
Radiazioni in Veneto: i controlli
L'inizio del monitoraggio, secondo quanto si è appreso, risale al 26 febbraio scorso, quando gli annunci di guerra facevano ventilare l'ipotesi dell'utilizzo di testate nucleari. Il sistema era in funzione anche la scorsa notte, quando la centrale nucleare di Zaporizhzhia in Ucraina è stata attaccata dall'esercito russo. I controlli Arpav fanno parte di una rete nazionale coordinata dal Sistema nazionale di protezione per l'Ambiente (Sinpa), che elabora i dati e li mette a disposizione dell'Ispettorato nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione.
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Nucleare, i dati online
A quanto risulta, nulla di anomalo è stato registrato fino ad oggi. I controlli delle particelle radioattive nel particolato atmosferico sono eseguiti ciclicamente nel corso degli anni, questa volta però i dati saranno messi in rete per controllare possibili effetti connessi al conflitto in atto. In caso di emergenza sarà la protezione civile a intervenire. Le particelle ricercate nel particolato atmosferico sono Cesio-137 e Iodio-131.