Formazione, il giallo del dossier
che mette sotto accusa il settore

Venerdì 16 Ottobre 2015 di Alda Vanzan
Formazione, il giallo del dossier che mette sotto accusa il settore
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«Ricevo e trasmetto asetticamente». Così Sergio Berlato, capogruppo di Fratelli d’Italia nonché componente della maggioranza del governatore veneto Luca Zaia, ha consegnato in Regione un faldone di centinaia di pagine in cui si denuncia una gestione a dir poco opaca della formazione professionale.



Un dossier in cui si parla di un "Sistema Romano" che mette sotto accusa il dirigente del settore della Formazione professionale, appunto Santo Romano, e da cui si evince un dato sostanziale: i soldi stanziati per i corsi di formazione professionale destinati ai ragazzi non finirebbero ai corsi, ma altrove. Un "sistema" che dirotterebbe circa due terzi dei 100-120 milioni di euro di finanziamenti regionali, statali e europei. Domanda preliminare: se Sergio Berlato è venuto a conoscenza di presunti illeciti, perché non è andato in Procura a denunciarli? Risposta di Berlato:«Mi riservo di consegnare la documentazione alle autorità competenti».



Nel frattempo - e in Regione Veneto non era mai successo prima - Berlato ha trasmesso il dossier al governatore Luca Zaia, al presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti e al presidente della Quarta commissione (quella che ha compiti ispettivi) Giampiero Possamai. Quest’ultimo ieri pomeriggio, durante la seduta della commissione, ha informato i colleghi consiglieri di aver ricevuto il malloppo di carte e di attendere di sapere da Ciambetti se sarà la Quarta commissione a doversi occupare della vicenda.



Il dossier non è stato compilato da Berlato. Berlato dice di averlo ricevuto da una persona di cui per ora mantiene la riservatezza ma che ha firmato le carte e quindi non è un anonimo. «Ho consegnato la documentazione in Regione - ha detto il capogruppo di Fdi - e mi auguro che dalla verifica emerga che è tutto a posto». L’impressione in realtà è che Berlato sia convinto del contrario, perché altrimenti non si sarebbe preso la briga di consegnare plichi a Palazzo Balbi e al Ferro Fini e, prima ancora, di scrivere sull’argomento un bel po’ di interrogazioni. Domande cui peraltro ha già risposto l’assessore competente Elena Donazzan con spiegazioni che però non hanno soddisfatto l’interpellante: «È come se avessi chiesto "come ti chiami" e mi venisse detto dove abiti. Del resto le risposte alle interrogazioni mica le scrivono gli assessori, le fanno i dirigenti».



Il "Sistema Romano" descritto in 569 pagine consentirebbe - testuale - «"abusi" che la Pubblica Amministrazione in questione nasconde tra le "regolarità" formali delle disposizioni normative». Il perno di questa "cupola" sarebbe il dirigente regionale, mentre i capofila sarebbero alcuni suoi collaboratori presenti negli "uffici nevralgici". Si fanno nomi, cognomi, dettagli professionali e anche personali. I controlli sarebbero eseguiti dai controllati. La quasi totalità degli enti di formazione beneficiari dei fondi farebbe parte di questo "sistema" attraverso un meccanismo di consulenze "obbligate". La sintesi di tutto ciò, stando alle carte trasmesse da Berlato, è che i milioni di euro destinati alla formazione professionale in Veneto non finirebbero per la stragrande maggioranza ai corsi per i ragazzi ma per sostenere questo meccanismo.

Interpellato dal Gazzettino, il dirigente Santo Romano si è detto tranquillo preferendo non rilasciare dichiarazioni in merito. L’assessore Elena Donazzan (Forza Italia) ha liquidato il dossier in questi termini: «Berlato ce l’ha con me, è un fatto personale: non ha accettato la rottura politica e passa il suo tempo a fare del danno all’amministrazione regionale, tra l’altro al settore della formazione che è un fiore all’occhiello».
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