Ermanno Olmi si confessa: la fede,
l'Isis e il film-intervista per il Lido

Giovedì 4 Agosto 2016 di Sergio Frigo
Ermanno Olmi si confessa: la fede, l'Isis e il film-intervista per il Lido
VENEZIA - Non l’hanno piegato nè le malattie, nè la vecchiaia: a 85 anni Ermanno Olmi è di nuovo in piena attività, dopo la pausa forzata (per cure) seguita al film sulla Grande Guerra del 2014 "torneranno i prati". Mentre il regista bergamasco ma naturalizzato altopianese (dopo il libro "Il primo sguardo", realizzato con Marco Manzoni nel 2015) sta lavorando al suo film-omaggio dedicato al cardinal Carlo Maria Martini, che sarà pronto in autunno, alla Mostra del cinema di Venezia sarà presentato un film-intervista dedicato a lui, a cura del critico Federico Pontiggia: nella pellicola, diretta da Alessandro Bignami e prodotta da Rai Movie, dal titolo "E venne l'uomo - Un dialogo con Ermanno Olmi" che rimanda alla sua sobria biografia di Papa Giovanni XXIII "E venne un uomo", del 1965, il regista riflette sulla sua arte, sui valori dell'uomo e sulla sua poetica spirituale lontana mille miglia dai rumori del mondo.
Il regista de "Il Posto" e de "L'albero degli zoccoli" risulta in realtà sempre meno classificabile, con quell'aria pacificata increspata da vivaci uscite all’insegna dell’ironia. Intervistato nella sua casa di Asiago ai confini del bosco e ai piedi delle montagne, confinante (per scelta) con quella dove abitò per un quarantennio Mario Rigoni Stern, Olmi si lascia andare con stupore infantile alle sue certezze di cristiano convinto ma mai del tutto allineato. «Sono un credente, non un cattolico», si presentò infatti al cardinal Martini (per intervistarlo dopo la nomina ad Arcivescovo di Milano), del quale poi sarebbe diventato amico.

«Bisogna essere innamorati di tutto», dice Olmi a Pontiggia e rilancia poi, a modo suo, il monito cristiano: «Ama il prossimo tuo più di te stesso». Ma in lui nessuna vanità. Anzi. «Sono solo un aspirante cristiano - ci tiene a dire - Chi mai si può paragonare a Cristo?». Mentre sulla tragedia dei migranti, a cui ha dedicato un film nel 2011, "Il villaggio di cartone", sottolinea: «La domenica dobbiamo andare al tempio dei villaggi di cartone» facendo riferimento ai rifugi precari dove i migranti trovano comunque casa. Certo i tempi di oggi, i tempi dell'Isis e degli attentati, gli provocano turbamento: «Una volta un nemico lo si riconosceva come tale. Oggi come invece possiamo riconoscere chi si imbottisce di esplosivo a va in mezzo al popolo, alle donne, ai bambini? E questo solo perché non un uomo, ma un Dio comanda?».

Riecheggiano le riflessioni del cardinal Martini sul dialogo fra credenti e non credenti e sulla confessione e la necessità di perdonare che costituiscono l’ossatura del suo nuovo film, che Olmi sta mettendo a punto a partire da un serie di materiali attinti dall’Istituto Luce, oltre che dai loro incontri, con immagini di interni ed esterni girati nella casa torinese del Cardinale dove la sorella ne ha custodito la memoria, ma anche a Milano e a Gallarate, dove Martini morì nel 2012. «Sulla scorta di Camus, Olmi crede che "Se vuoi che un pensiero cambi il mondo, prima devi cambiare te stesso": guardando i suoi film, in fondo, possiamo cambiare anche noi» è il commento finale di Pontiggia.

Regista di 22 film e decine di documentari, Olmi ha conquistato la Palma d'Oro a Cannes per "L'albero degli zoccoli" nel 1978 e il Leone d'Oro alla carriera a Venezia nel 2008: alal domanda su chi consideri i suoi eredi cinematografici, risponde i registi Maurizio Zaccaro e Michelangelo Frammartino e nell'attrice Alba Rohrwacher.
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