Coronavirus, la Fase 2 del Veneto, scoppia il caso Verona: troppa gente in giro

Mercoledì 15 Aprile 2020 di Angela Pederiva
Coronavirus, la Fase 2 del Veneto, scoppia il caso Verona: troppa gente in giro
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Titolo di una testata nazionale di ieri: Coronavirus, il Veneto fa da apripista per la fase 2, sì al jogging e ai picnic in famiglia. Messa così, pareva la fine delle restrizioni, tana libera tutti.

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Ma in realtà la nuova ordinanza della Regione (Scarica il PDF) sull'attività motoria si è solo allineata al decreto del Governo («in prossimità della propria abitazione» anziché «a distanza non superiore a 200 metri») e sui pranzi all'aperto li ha normati solo per il 25 aprile e il 1° maggio (con la precisazione che sono autorizzati «solo nella proprietà privata e limitatamente al nucleo famigliare residente»), introducendo oltretutto delle prescrizioni aggiuntive, come il rispetto dei due metri di distanza e l'uso obbligatorio dappertutto di mascherine e guanti (o altre protezioni). Ma come si sono comportati i veneti nella prima giornata di applicazione delle nuove disposizioni? Mediamente bene nel triangolo Venezia-Treviso-Padova, secondo i riscontri delle polizie locali; male a Verona, dove l'amministrazione comunale minaccia una nuova stretta.

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L'INFORMAZIONE
Ieri a Venezia e Mestre, dove i pendolari sono tornati ad affollare gli autobus in barba alle distanze, i vigili urbani hanno più sensibilizzato che sanzionato. Spiega il comandante Marco Agostini: «Trattandosi del primo giorno, abbiamo fatto molta opera di informazione. In terraferma non abbiamo notato molte auto in circolazione. Piuttosto lì, come nella città storica, abbiamo visto gente a piedi senza mascherina, o che la tiene sul collo senza coprire bocca e naso, o che la toglie per telefonare, o che tira su e giù lo scaldacollo. Su questo a partire dalle prossime ore saremo inflessibili, perché l'indicazione è chiara, c'è l'obbligo di proteggersi. Più vago è invece il concetto di prossimità: secondo il codice della strada, sarebbero 5 metri...». 
 
IL BUON SENSO
Andrea Gallo, numero uno della polizia locale di Treviso, si appella al buon senso: «Occorre rifarsi alla ratio della norma, che è quella di restare a casa. Quindi ci si può sgranchire le gambe, ma restando il più possibile vicini all'abitazione. Le nostre pattuglie hanno visto un po' di gente che correva sulle Mura, ma la percezione in generale è di un incremento non esponenziale. Lo dimostrano anche i primi riscontri del sistema di lettura delle targhe di questo martedì, confrontati con quelli del martedì precedente: dalle 24 alle 15 sono stati conteggiati 33.821 transiti contro 36.340, cioè il 7% in più, quindi non un dato allarmante considerando la riapertura di molte aziende».
 



I CONTROLLI
Anche a Padova si sono riviste macchine nel parcheggio della Prandina. Riferisce il comandante Lorenzo Fontolan: «Abbiamo notato un po' più di movimento di veicoli, per la parziale ripresa delle attività produttiva. Però la stragrande maggioranza dei cittadini sta osservando le prescrizioni, tanto che non abbiamo registrato né assembramenti né incolonnamenti, malgrado l'avvio dei lavori sul viadotto di via Vigonovese. Comunque i controlli continueranno, anche sull'obbligo di indossare i dispositivi. Ogni giorno 30 nostre unità sono dedicate esclusivamente a questo, un numero che sale a 50 calcolando pure gli spezzoni di turno».

Diversa è invece la situazione a Verona, dove il Comune ha revocato il divieto di svolgere attività motoria, uniformandosi alle disposizioni regionali. Sbotta il sindaco Federico Sboarina: «C'è troppa gente per le strade. O i veronesi hanno capito male, oppure c'è chi se ne approfitta. Se i controlli confermeranno la situazione di oggi, sarò costretto a prevedere limitazioni più restrittive». Per Erika Baldin, consigliera regionale del M5s, anche il governatore Luca Zaia dovrebbe mettere mano alla propria ordinanza, ma ritirandola: «È stata interpretata come un quasi-liberi tutti».
Angela Pederiva

Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 14:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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