Coronavirus, il virologo Crisanti: «Per vedere gli effetti delle misure servono ancora 12 giorni»

Martedì 17 Marzo 2020 di Angela Pederiva
Coronavirus, il virologo Crisanti: «Per vedere gli effetti delle misure servono ancora 12 giorni»
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Vorremmo porre al professor Andrea Crisanti la domanda che si fanno tutti: quando finirà l'emergenza Coronavirus? Siccome però il nostro interlocutore non è un indovino, bensì il direttore dell'unità operativa complessa di Microbiologia e Virologia dell'Azienda Ospedaliera di Padova, gli chiediamo di dirci quello che la scienza può ragionevolmente affermare, osservando l'andamento della curva di contagio in Veneto. «Partiamo da un elemento certo: ieri (domenica, ndr.) i casi di positività non sono aumentati di molto rispetto al giorno prima, per cui questo è un primo motivo di sollievo» (IL BOLLETTINO DI IERI).

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La differenza è stata di 252 unità, mentre nelle giornate precedenti anche di 321 e 409. Come vanno letti questi numeri?
«All'inizio la curva è schizzata in alto in maniera drammatica, non ce lo nascondiamo, ma ora la differenza non è così importante. Se questo dato si conferma, oggi e domani (ieri e oggi, ndr.) forse cominciamo a vedere l'effetto delle misure di restrizione».

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Quanto tempo occorre?
«Dai 7 ai 12 giorni. Dobbiamo considerare che le limitazioni sono state introdotte gradualmente. Il decreto io resto a casa è stato approvato l'11 marzo, per cui le conseguenze più rilevanti vanno calcolate a partire dal 12 marzo. Presto dovremmo cominciare a vedere un miglioramento».
 

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Ciò significa che stiamo per raggiungere il picco?
«Questo dipenderà molto dal comportamento delle persone. Prima si verifica il raggiungimento del picco. Poi c'è il suo mantenimento, cioè il cosiddetto plateau, che in Cina è durato parecchio malgrado il rigore nell'attuazione delle misure. Quindi inizia la fase calante. Ma attenzione: se si abbassa la guardia, poi la curva si rialza, diventando una gobba che va su e giù...».

Come sta andando il Veneto rispetto alle altre regioni?
«Qui sono stati effettuati 35.000 tamponi, il che ha permesso di identificare precocemente tantissime persone potenzialmente malate, per cui la curva è più lenta del resto d'Italia. Lo dimostra anche il fatto che Padova, la provincia in cui obiettivamente sono stati fatti più test di tutte, ha l'andamento più lento».

Come funzioneranno i tamponi di massa?
«Il governatore Luca Zaia ha promosso un'iniziativa molto corretta, aumentando nell'arco di pochi giorni la produttività dei laboratori, anche grazie al reperimento di nuovi macchinari. Vorrei però precisare che non saranno tamponati tutti i veneti: questo sarebbe uno spreco di risorse privo di senso». 

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Perché?
«La casalinga che sta bene, ed esce con la mascherina solo per fare la spesa, non ha bisogno del test, in quanto è a basso rischio. Invece i contatti di un malato sì che sono a rischio. L'obiettivo fondamentale di questa campagna è identificare i portatori sani, che stanno vicino alle persone contagiate, secondo due linee di intervento».

Quali?
«La prima: se una persona telefonerà, segnalando sintomi da Coronavirus, manderemo i sanitari a fare il tampone a lei, ai suoi familiari e agli inquilini di tutto il palazzo. In questo modo useremo quelli che stanno male come sentinelle per uno screening diffuso. La seconda: interverremo sulle categorie a rischio, come i cassieri dei supermercati, oppure gli impiegati a contatto con il pubblico. Dunque agiremo in maniera mirata, non a macchia d'olio, anche se i numeri saranno comunque importanti. I dettagli del piano saranno illustrati dalla Regione». 

Come va la ricerca su Vo'?
«L'analisi statistica grossolana è finita, ora iniziamo la parte più scientifica: individuare i fattori di rischio, capire come si diffonde il Coronavirus fra le persone, identificare i fattori genetici nel virus e nella popolazione. Il messaggio importante che arriva da questa indagine è che l'identificazione di tutti i positivi, sintomatici e asintomatici, ha permesso di bloccare il contagio, grazie all'isolamento dei casi e della comunità». 

Quindi sarebbe d'accordo su una stretta ulteriore, anche sulle passeggiate?
«Sì, tutti a casa: bisogna assolutamente ridurre al massimo le opportunità di contatto».

Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 16:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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