Rivolta a Bassano per lo sfregio
in agguato per il ponte di Palladio

Sabato 22 Agosto 2015 di Giuseppe Pietrobelli
Rivolta a Bassano per lo sfregio in agguato per il ponte di Palladio
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BASSANO DEL GRAPPA - Centocinquantun passi sulla destra del Ponte Vecchio, gioiellino palladiano un po’ malandato non foss’altro che per i suoi cinque secoli e mezzo di vita. Poi altri trenta passi sotto il portico del rinascimentale palazzo Ca’ Priuli, cadente, ma ancora carico di fascino nel quartiere di via Pusterla. Due passi ancora ed ecco, proprio di fronte ai resti di un torrione medioevale, sotto il colle del castello, il sito dello scandalo. Ovvero il luogo dove, se a Venezia qualcuno non deciderà diversamente, dovrebbe sorgere un impianto idroelettrico per ricavare energia dal Brenta.



Un altro incubo, dopo le "torri Portoghesi" di qualche anno fa, per Bassano, città di straordinaria, intima bellezza. Uno schiaffo a neppure 150 metri dal Ponte in legno di Andrea Palladio, degli alpini e degli innamorati. Perchè il progetto, che fa inorridire gli ambientalisti e gli amanti del paesaggio veneto riconoscibile in tutto il mondo, sembra arrivato alla stretta finale. Ovvero la possibile approvazione, sei anni dopo la sua presentazione, del progetto che autorizzerebbe un manufatto con potenzialità energetica di 156 kW. Una quantità irrisoria, che soddisfa le esigenze di poche decine di famiglie a fronte di una popolazione che supera le 43 mila unità.



L’angolo è di una suggestione rara. In alto il borgo turrito. Un canale di derivazione che risale a tempo immemorabile ha la freschezza canterina del ruscello alpino, con sassi e cascatelle. Accanto scorre placido il Brenta, capace però di piene furiose, come quella che nel 1402 danneggiò irrimediabilmente il Ponte-briglia Visconteo che deviava le acque verso Marostica. È il cammeo di Bassano visto dal Ponte Vecchio, con sullo sfondo il Grappa, l’Altopiano di Asiago e la luminosa vallata del Brenta, che scende dai laghi del Trentino.



«A un tiro di schioppo vogliono costruire una centrale, sarebbe una vera ferita ambientale. E anche un controsenso se si pensa che la Regione ha appena approvato un finanziamento per salvare il ponte e i suoi basamenti. Ed è appena stato avviato un intervento per ripulire l’isoletta che per i bassanesi è come una spiaggia, proprio nel punto dove è prevista l’installazione della turbina». L’avvocato Gianluigi Ceruti è un combattente di lungo corso a tutela di ciò che rimane dell’integrità ambientale, non solo in Veneto. È riuscito a bloccare il progetto di tangenziale a Cortinae e a far chiudere la centrale di Porto Tolle. Ora assiste "Italia Nostra", scesa in campo con il con il presidente Adalgiso Bonin e il segretario Carmine Abate. A giugno il consiglio comunale ha votato un parere contrario. Un appello di 6.500 cittadini chiede alla Regione Veneto di bloccare tutto. Eppure il progetto ha conosciuto un’accelerazione improvvisa.



A fine mese si prepara ad essere riscusso nella Conferenza di servizi. Ha già ottenuto a Venezia una Valutazione di impatto ambientale favorevole. Ma in precedenza aveva ricevuto il via libera del soprintendente Belle Arti e Paesaggio di Verona, Fabrizio Magani. Con un dietrofront netto rispetto a un precedente diniego, che censurava la vicinanza al Ponte Vecchio, la mancanza di analisi sui flussi del Brenta, la sopraelevazione del canale e una riqualificazione carentedell’area. Sono bastati alcuni nuovi documenti della società preoponente, la Belfiore ’90 di Nove, per far cambiare idea a Magani. Adesso da Bassano sono partire lettere di fuoco per il ministro Franceschini e il governatore Zaia, che gettano molte ombre sull’impatto della centrale. A Roma e Venezia non possono dire di non essere informati.
Ultimo aggiornamento: 11:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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