Martella: «Il Pd la smetta di flagellarsi, costruiamo il dopo Zaia, serve un congresso rifondativo»

Martedì 6 Ottobre 2020 di Alda Vanzan
Andrea Martella
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Andrea Martella, è vero come dice il politologo Paolo Feltrin che i tre sottosegretari veneti del Partito Democratico, cioè lei, Pier Paolo Baretta e Achille Variati, non avete messo la faccia nella sfida di Arturo Lorenzoni contro Luca Zaia?
«Detta così, sembra una battuta da bar Sport e io nemmeno la commenterei, mi sembra pretestuosa rispetto alla profondità di pensiero del professor Feltrin. Baretta era candidato sindaco di Venezia, quindi è un po' difficile dire che non ci abbia messo la faccia. Per me, credo, e lo dico senza presunzione, parlino i fatti e il mio lavoro come rappresentante di Governo e politico sul territorio anche in questa difficilissima campagna elettorale. Lo stesso vale per il collega Variati».
Feltrin dice che lo scontro doveva essere Governo contro Governo, Roma contro Veneto. Forse contro Zaia andava candidato un sottosegretario?
«Non ci vuole un indovino per immaginare i commenti con un altro scenario: dovevamo privilegiare il profilo del territorio e non quello romano. La candidatura di Lorenzoni e il tentativo di aprirci alla società civile con una declinazione green sono state scelte giuste che il Pd ha sostenuto. Vorrei ringraziare Feltrin per la considerazione nei confronti dei sottosegretari, ma non credo ci fossero miracoli all'orizzonte».
Alle Regionali in Veneto Zaia ha sfiorato il 77%. I veneti moriranno zaiani?
«Non credo, penso che siamo già entrati nel dopo Zaia. Queste Regionali sono state le elezioni che hanno premiato i governatori, lo si è visto anche in Campania e in Puglia. In Veneto partivamo già con un bel gap da colmare. Evidentemente non siamo riusciti a spiegare le molte carenze della gestione di Zaia. E poi ci si è messo anche il Covid a stoppare il nostro Lorenzoni. È proprio per andare oltre Zaia che dobbiamo compiere i prossimi passi. Senza perdere tempo dobbiamo stabilire attraverso un dibattito aperto le linee attorno le quali vogliamo muoverci esplorando ogni aspetto della realtà veneta, dalla sanità alla difesa idrogeologica, dalla green economy alla digitalizzazione dei servizi, tenendo conto anche delle opportunità e delle risorse offerte dal Recovery Fund e dal Mes. Non si perda tempo anche perché questo lavoro ci permetterà di individuare con largo anticipo la figura in grado di rappresentare il centrosinistra in vista delle prossime elezioni».
Cosa deve fare il Pd?
«Il prossimo passaggio dovrà essere un congresso programmatico, rifondativo, veramente nuovo che sappia andare al di là delle correnti costituite. Si sono avvicinate tante energie in questa complicata campagna elettorale che dobbiamo tenere insieme e valorizzare. Dobbiamo evitare di cadere nel solito errore di psicanalizzare noi stessi quando fuori c'è una società alla quale offrire una alternativa».
Di chi è la colpa della disfatta di Lorenzoni e del Pd?
«Io per cultura sono abituato a non dare mai la colpa a qualcuno. Chi conosce gli sport di squadra sa che si vince e si perde insieme. Del resto il dibattito in corso nel Pd testimonia che non ha prodotto rassegnazione, ma voglia di ripartire. C'è un desiderio di rilancio rispetto alla animosità da resa dei conti».
Il Mose funziona, piazza San Marco è rimasta all'asciutto. Lo stesso Mose che in passato il centrosinistra aveva osteggiato e su cui ora il Governo, di cui fa parte il suo partito, il Pd, accelera. Sembra una contraddizione.
«Parlamoci chiaro, sul Mose abbiamo fatto una doppia operazione. Una operazione trasparenza, cercando di renderlo una casa di vetro dopo gli scandali degli anni passati. Abbiamo accelerato i lavori con la nomina del super commissario Elisabetta Spitz nella consapevolezza che l'opera andava conclusa e in secondo luogo che Venezia in ogni caso non si salva solo con il Mose, ma con tutte le opere di salvaguardia complementari. Non solo, abbiamo anticipato i tempi e fatto un passo in avanti costituendo l'authority che, ponendo fine alla frammentarietà delle competenze, avrà il compito di gestire il Mose e tutti gli altri interventi di salvaguardia».
Con le dighe mobili il porto di Venezia rischia di morire?
«No, dobbiamo fare in modo che il funzionamento del Mose sia compatibile con i traffici portuali. Per questo si sta approvando il nuovo protocollo fanghi per l'escavo dei canali. Credo sia giunto il momento di riprogettare e rifare l'attuale conca di navigazione. C'è un lavoro in corso con la Community portuale di Venezia».
Pino Musolino, ora commissario, sarà riconfermato alla presidenza del Porto?
«La call per la manifestazione di interesse è scaduta da pochi giorni, il 27 settembre. Sarà compito del ministro De Micheli compiere questa scelta d'intesa con il presidente della Regione».
Favorevole alla proroga dello stato di emergenza?
«Sì. Domani (oggi ndr) il ministro alla Salute Roberto Speranza farà una comunicazione alle Camere, lo stato di emergenza verrà prorogato, ci sarà un nuovo Dpcm. Credo si vada verso l'uso delle mascherine all'aperto in tutto il territorio nazionale».
Non è eccessivo?
«Penso sia una misura giusta, di maggiore cautela per evitare i contagi. Molte regioni lo hanno già fatto, a cominciare dal Lazio, l'ho vissuto personalmente a Roma».
Il Covid sta aiutando il Governo?
«La campagna elettorale è finita, il governo nazionale è più stabile, il Pd è più forte. Ora bisogna concentrarci su tre obiettivi. Primo, continuare a combattere il coronavirus. Secondo, utilizzare al meglio le risorse del Recovery Fund per trasformare il paese e per declinare un nuovo modello di sviluppo. Terzo, continuare a lavorare per dare risposte al tessuto economico e sociale in favore di una ripresa. Il clima generale è più positivo, lo dimostrano le parole del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha rilanciato l'idea di un patto per l'Italia. Il governo c'è».
Ci sarà un nuovo lockdown?
«Dobbiamo evitarlo ad ogni costo. Siamo chiamati in questo tempo difficilissimo ad aumentare la responsabilità di fronte all'emergenza sanitaria e nel contempo ripartire. Come ho visto personalmente in questo periodo ad esempio a Padova con la settimana del volontariato, a Pordenone con il festival letterario, a Treviso con un evento dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e, in fondo, com'è stato a Venezia con il Mose».
Cosa pensa della partita Juve-Napoli? «Secondo me la partita andava rinviata e lo dico da juventino.
La salute viene prima di tutto. Mi auguro venga trovato un protocollo per continuare il campionato». 
Ultimo aggiornamento: 13:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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