L'autonomia del Pd tra il «Mai» di Schlein e le proposte venete

Sabato 8 Luglio 2023 di Angela Pederiva
L'autonomia del Pd tra il «Mai» di Schlein e le proposte venete

PADOVA - Le parole di Elly Schlein rimbalzano da Enna a Padova: «Il Pd non ci sta e si muoverà in tutti i modi per ostacolare questo disegno». Ma non con il filibustering, assicura Andrea Martella, illustrando nella sede regionale i 189 emendamenti del Partito Democratico (in buona parte suoi) al testo della legge-quadro sull'autonomia differenziata, presentato dal ministro leghista Roberto Calderoli e attualmente incardinato al Senato. «La nostra non è una manovra ostruzionistica: sono proposte che entrano nel merito, visto che finora non c'è stata una discussione sulla sostanza», dichiara il segretario veneto in vista della seduta di martedì della commissione Affari costituzionali, che inizierà l'esame delle 557 modifiche complessivamente depositate, consapevole che i toni della leader nazionale dovranno fare i conti con i modi della macchina parlamentare.


TRE DIREZIONI
Il compito non è facile per la forza di opposizione.

Tanto più se un suo esponente di grande visibilità qual è Vincenzo De Luca, quando dice "noi" non intende il partito di cui fa parte, ma la Campania di cui è governatore: «Gli unici che hanno combattuto in maniera coerente e tenace contro l'autonomia differenziata e per l'uguaglianza di trattamento tra tutte le regioni siamo stati noi. Non credo che il Pd abbia molto titolo per sollevare il tema dell'autonomia differenziata». Invece sì, rilanciano i dem veneti, a cominciare da Ivo Rossi, responsabile del forum sul regionalismo: «La parola "autonomia" viene letta in maniera diversa a seconda della latitudine. Altrove è stata interpretata come "secessione dei ricchi", noi la riportiamo nella concretezza». Aggiunge la capogruppo regionale Vanessa Camani: «Vogliamo uscire dalla retorica della Lega per dare alla riforma un'impostazione nazionale, che regga in Veneto come in Sicilia, in una fase in cui la discussione in Consiglio regionale è totalmente assente. Sfidiamo il presidente Luca Zaia: vuole davvero portarla a casa o è l'ennesima presa in giro?».


Tre le direzioni indicate da Martella: «Innanzi tutto non è possibile realizzare l'autonomia su tutte le 23 materie, anzi, il Titolo V della Costituzione andrebbe rivisto. Faremmo meglio a concentrarci su alcune materie e funzioni utili alle imprese, agli enti locali e ai cittadini, perché non parliamo né di una medaglietta da sfoggiare, né di un'arma da brandire da qui alle Europee, né di un fine ma piuttosto di un mezzo per semplificare il processo decisionale e aumentare l'efficienza dello Stato e delle Regioni. In secondo luogo il Parlamento deve essere il protagonista di questo percorso, sia nella fase di confronto, sia in quella di negoziazione e approvazione delle intese. Infine va risolto il nodo delle risorse finanziarie, perché non si fanno riforme di questa portata a costo zero. È necessario definire i Livelli essenziali delle prestazioni per garantire l'uguaglianza dei cittadini in tutto il nostro Paese».


CLAUSOLE FINANZIARIE
A proposito delle clausole finanziarie, il Pd propone di modificarle attribuendo la quantificazione delle risorse non alla Commissione paritetica composta da rappresentanti dello Stato e della Regione interessata (come succede nelle realtà a statuto speciale istituite dalla Costituzione), bensì alla Commissione tecnica per i fabbisogni standard, peraltro attualmente guidata dalla friulana Elena D'Orlando che è anche componente della delegazione trattante del Veneto. Questo cambiamento viene considerato dal Partito Democratico un elemento di garanzia per la coesione nazionale, così come la proposta che a partire dal secondo anno i fabbisogni standard e l'aliquota della compartecipazione vengano rideterminati annualmente in modo da rispecchiare l'attualità del contesto economico e sociale. Allo stesso modo i dem intendono ancorare a «dati oggettivi, senza strumentalizzazioni» l'idea dell'autonomia reversibile così scritta: «Lo Stato, in caso di mancato raggiungimento dell'obiettivo relativamente alle materie Lep, può prevedere la cessazione dell'intesa».


Alcuni emendamenti sono del tutto sovrapponibili a quelli di Fratelli d'Italia. «Ce li hanno copiati», sorride Rossi. «Più che uguali ai nostri, sono diversi dal testo della Lega», punge Camani. «La filiale veneta della Schlein non fermerà la volontà dei veneti», contrattacca dalla distanza Alberto Villanova, capogruppo leghista in Consiglio regionale. Dunque il progetto Calderoli intanto va avanti. E così la Cgil, pur ribadendo con il segretario veneziano Daniele Giordano la propria «contrarietà ad un disegno autonomista che spacca lo Stato», deve prenderne atto e nel merito considera sbagliato che «non venga considerato il ruolo di Venezia e la sua specificità».

Ultimo aggiornamento: 16:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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