Veronica Pivetti porta in scena “L’inferiorità mentale della donna”: secoli di fisiologico pregiudizio

"Le assurde tesi maschiliste da Moebius a Lombroso, all'onorevole che voleva impedire alle donne di studiare"

Mercoledì 20 Marzo 2024 di Daniela Bonitatibus
Veronica Pivetti porta in scena “L’inferiorità mentale della donna”: secoli di fisiologico pregiudizio

PORDENONE - Debutta domani, al Teatro Comunale di Cormons, alle 21, "L'inferiorità mentale della donna", evergreen del pensiero reazionario tra musica e parole, liberamente ispirato all'omonimo trattato di Paul Julius Moebius. La regia è firmata da Gra&Mramor, la colonna sonora è di Alessandro Nidi (interventi musicali a cura di Anselmo Luisi) per una produzione ArtistiAssociati, in collaborazione con Pigra srl. L'idea che le donne siano state considerate, per secoli, fisiologicamente inferiori è testimoniata da una serie di testi ai quali darà vita Veronica Pivetti: pagine perlopiù sconosciute, che rappresentano alcuni tra i più discriminanti e paradossali scritti del secolo scorso.

Ne parliamo con la protagonista.


Il titolo dello spettacolo e già da brivido: si ride per non piangere?
«Si ride e si piange, direi. Lo spettacolo si basa su un libro esistente, scritto nel 1901 da un famoso neurologo di Lipsia, Paul Julius Moebius che, senza vergogna, postula proprio questa tesi: che la donna sia mentalmente, psicologicamente e culturalmente inferiore rispetto all'uomo. Con Moebius portiamo in scena anche le opinioni del padre della criminologia, Cesare Lombroso, il cui maschilismo e razzismo non e da meno. Credo che questo spettacolo racconti molto chiaramente le tare spaventose che pesano sulla testa delle donne dalla notte dei tempi».


In questo spettacolo che peso ha l'ironia?
«Grande. Per quanto le tesi dell'autore e dei suoi accoliti siano truci, noi le raccontiamo in modo che il pubblico ne recepisca l'assoluta follia. E vedo che non solo le donne si appassionano allo spettacolo, ma anche gli uomini, che stanno dimostrando una bellissima apertura mentale e una grande partecipazione, in uno spettacolo che unisce i due sessi nel concetto di parita».


Medici, antropologi, scienziati e criminologi hanno puntato il dito per secoli sull'inferiorita della donna: ma questo paradosso secondo lei e davvero superato?
«Mica tanto. Certo, non si arriva alla follia dell'onorevole Sylvain Marechal, che fece nel 1801 una proposta di legge per vietare alle donne d'imparare a leggere, ma molte disuguaglianze proliferano indisturbate alla luce del sole ancora oggi. Per le donne, essere rispettate e un lavoro costante e faticoso e siamo ancora lontane da un risultato soddisfacente».


Gli uomini in sala con che spirito pensa seguiranno lo spettacolo?
«Alla fine saranno partecipi e contenti, addirittura entusiasti. Dal mio osservatorio privilegiato, il palcoscenico, percepisco benissimo l'incredulita che si trasforma lentamente in indignazione e poi in solidarieta verso di noi. E molto bello mettere in moto questo meccanismo».


La figura della donna e al centro anche del suo ultimo libro "Rosa".
«Le donne sono sempre le protagoniste dei miei libri. Sono una donna anche io, so quanto sia difficile esserlo e voglio dar voce alle donne per tutte le volte che questa stessa voce ci viene tolta, per tutte le volte in cui ci viene impedito di esprimerci. So di avere una grande responsabilita, perche scrivere, recitare, esibirsi in qualunque modo, rende chi lo fa testimone di qualcosa, se non addirittura un "esempio". Anche con il mio ultimo spettacolo combatto al fianco delle donne per il diritto al rispetto dei diritti. E il mio prossimo libro, che iniziero a brevissimo, parlera ancora di donne. Sono monotematica? No, e che su noi donne c'e davvero tanto da raccontare!».

Si replica, per il circuito Ert, venerdì, alle 20.45, al Teatro Plinio Clabassi di Sedegliano, sabato, alle 20.45, al Verdi di Maniago e domenica, alle 17.30, al Teatro Gozzi di Pasiano di Pordenone.

Ultimo aggiornamento: 10:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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