Le imprese friulane stritolate dalle tasse: ne versano di più rispetto alle multinazionali

Lunedì 1 Gennaio 2024 di Antonella Lanfrit
Tasse

Dati alla mano, le imprese del Friuli Venezia Giulia nel 2020, ultimo anno in cui i dati sono disponibili, hanno versato al fisco un importo 8 volte superiore a quello di 25 colossi internazionali del web: 1,3 miliardi di imposte contro 162 milioni.

La condizione non migliorerà di molto dal 1° gennaio 2024, quando per i big entrerà in vigore la Global minimun tax, poiché applicherà un imposta al 15%, mentre il peso fiscale delle imprese italiane e della regione è, complessivamente, quasi il doppio.

I DATI

È la realtà messa a fuoco dall'Ufficio studio della Cgia di Mestre che, pur riconoscendo che la comparazione risente «di alcune fragilità nella metodologia di calcolo», sottolinea come «le nostre imprese, prevalentemente micro, pagano complessivamente molto più delle grand Web companies, cui è riservato un carico fiscale molto modesto». In aggiunta, prosegue lo studio, «tra il 2014 e il 2022 le principali multinazionali del web presenti in Italia hanno eluso il fisco dei Paesi in cui operano per 99,7 miliardi di euro, di cui 49 tra il 2014 e il 2018 e 50,7 tra il 2019 e il 2022». Ma come è possibile un tale comportamento? «Una parte importante degli utili ante imposte realizzati da questi giganti digitali - spiega nella sua ricostruzione la Cgia - è stata trasferita nei Paesi a fiscalità agevolata, garantendo ai grandi gruppi risparmi fiscali importati. Una condotta che, comunque, è imputabile a sole 25 WebSoft presenti in Italia», precisa la Cgia, facendo riferimento alla ricerca «Software&Web companies 2019-2023» realizzata dal 14 dicembre di quest'anno. A differenza dell'evasione fiscale, l'elusione non è sanzionata penalmente dal nostro ordinamento giuridico, ma solo amministrativamente.

MODIFICHE

Da domani, comunque, le condizioni giuridiche, almeno formalmente, cambiano. Gli scorsi giorni, infatti, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto di attuazione della delega che recepisce la Direttiva europea 2022/2523 in materia di imposizione minima globale. Perciò, dal 1° gennaio, sarà operativa la Global minimun tax, che avrà un'aliquota del 15 per cento, che graverà sugli utili realizzati dalle multinazionali con un fatturato annuo superiore ai 750 milioni. La Direttiva mira a stoppare le vie che fino ad oggi hanno permesso di eludere gli obblighi nel confronto del fisco italiano, introducendo due paletti: l'imposta minima integrativa che devono pagare le imprese controllanti localizzate in Italia di gruppi multinazionali o nazional in relazione alle imprese soggette a una bassa imposizione, cioè inferiore al 15%, che fanno parte del gruppo; l'imposta minima suppletiva: a versarla una o più imprese di un gruppo multinazionale localizzate in Italia in relazione alle imprese che fanno parte del gruppo soggette a una bassa imposizione quando non è stata applicata, in tutto o in parte, l'imposta minima integrativa equivalente in altri Paesi.

EFFETTI

Secondo la Cgia di Mestre, però, il provvedimento è destinato ad avere poca incidenza sulle casse del fisco italiano. Anzi, arriva a dire che gli effetti rischiano di essere «insignificanti», perché il gettito previsto «sarà irrilevante», stando al dossier curato dal Servizio Bilancio dello Stato della Camera stilato a novembre 2023. Le stime dicono che nel 2025 l'erario possa incassare 381,3 milioni di euro, nel 2026 il gettito dovrebbe salire a 427,9 e nel 2027 raggiungere i 432,5 milioni. Nel 2033, ultimo anno in cui nel documento si stimano le entrate, queste dovrebbero sfiorare i 500 milioni di euro. Tutt'altra condizione attende, invece, le imprese del territorio, che devono già ora fare i conti con un'aliquota doppia a quella che sarà applicata alle multinazionali. 

Ultimo aggiornamento: 18:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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