La norma sulle quote rosa blocca le nuove giunte: come funziona e perché è diventata "contro" le donne

Sabato 15 Aprile 2023 di Marco Agrusti
Il municipio a Pordenone

Il paradosso dei paradossi è nei numeri, e lo spiega (ma solo a titolo di esempio, perché nella sua situazione ci sono tanti altri sindaci) il nuovo primo cittadino di Valvasone Arzene​, Fulvio Avoledo. «Il rischio concreto - ecco il punto - è quello di far rimanere fuori da una giunta comunale chi ha preso centinaia di voti tra la gente».

Sì, perché sui comuni con più di 3mila abitanti incombe la circolare del 30 maggio 2014 sulle quote di genere. E si sapeva. Il punto è un altro: succede sempre più spesso che i sindaci eletti non riescano a trovare donne disposte a fare l’assessore all’interno della coalizione uscita vincitrice dalle elezioni. E allora si apre un vero e proprio vaso di pandora, con i primi cittadini costretti a indagini conoscitive e “sondaggi” sul territorio per trovare una figura femminile disponibile a formare la quota rosa del governo comunale. 


LA STORTURA


Entriamo nelle pieghe del documento, che contiene i passaggi chiave. «Qualora all’interno della maggioranza consiliare non sia possibile individuare assessori di genere femminile - si legge - , il sindaco non può ritenersi obbligato ad individuare assessori di sesso femminile al di fuori della maggioranza consiliare oppure al di fuori della compagine consiliare, e neppure può ritenersi tout court esonerato dall’obbligo di nomina di assessori di sesso femminile, occorrendo invece che egli svolga un minimum di indagini conoscitive, tese ad individuare, all’interno della società civile (e beninteso nel solo bacino territoriale di riferimento del Comune, non potendo dirsi obbligato a spingersi oltre), personalità femminili in possesso di quelle qualità - doti professionali, nonché condivisione dei valori etico-politici propri della maggioranza uscita vittoriosa alle elezioni - necessarie per ricoprire l’incarico di componente la giunta municipale». 
Ed è quello che sta effettivamente accadendo: tanti sindaci sono infatti costretti a veri e propri sondaggi tra la popolazione, in una ricerca con il lanternino per trovare l’ultima donna da inserire in una giunta. Ed ecco perché tanti esecutivi sono in netto ritardo rispetto alla tabella di marcia. Semplicemente è sempre più difficile trovare figure femminili a disposizione. 


LE TESTIMONIANZE


«La ricerca del soggetto femminile adatto deve avvenire con criteri che consentano di arrivare effettivamente al risultato», si legge ancora nella circolare. Facile a dirsi, molto meno a farsi. «Noi cerchiamo naturalmente prima tra gli eletti - sono le parole dei nuovi sindaci friulani - ma siamo sempre più costretti a barcamenarci tra tanti rifiuti, vuoi per legittime aspirazioni personali diverse rispetto ai posti proposti, vuoi per impegni familiari o privati che non consentono di collimare con la vita da assessore comunale». 
Quindi è in quel momento che partono le indagini tra la popolazione (si badi bene, esclusivamente dello stesso comune, come territorio) per cercare qualsiasi figura femminile disponibile. In pratica, un questionario. O un casting, se si preferisce. D’altronde la norma in questo senso è chiara. Nei comuni con meno di tremila abitanti è sufficiente che in giunta comunale siano rappresentati entrambi i sessi, senza quote minime, mentre nei paesi al di sopra di quel livello di popolazione uno dei due sessi dev’essere rappresentato per almeno il 40 per cento dell’esecutivo locale. E se lo statuto del Comune non prevede un assessore esterno, bisogna mettersi di nuovo al lavoro per modificare lo statuto stesso. Lo prevede la stessa circolare che adesso sta letteralmente mettendo in croce i sindaci eletti il 2 e 3 aprile scorsi. Con il rischio, come detto in apertura, di dover lasciar fuori chi ha preso tanti voti e soprattutto di scegliere una donna indipendentemente dalle spiccate competenze dimostrate sul campo. 

Ultimo aggiornamento: 16:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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