Aggressioni e minacce, arrivano le telecamere: ecco la mappa dei pronto soccorso e delle guardie mediche a rischio

Giovedì 19 Gennaio 2023 di Loris Del Frate
Il pronto soccorso di Pordenone

UDINE - Il primo punto all'ordine del giorno in questo momento, anche dopo la visita del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi è quello di mettere in sicurezza le sedi delle guardie mediche e i pronto soccorso degli ospedali. In attesa delle soluzioni che il capo del Viminale metterà in campo, come la richiesta di potenziare il numero degli agenti, dove possibile, nei posti di polizia degli ospedali, Pordenone e Udine hanno una sola persona e non sono aperti neppure per l'intera giornata, la Regione potrebbe già iniziare con la protezione delle sedi delle guardie mediche e con il potenziamento delle videosorveglianza.

LA MAPPA
I direttori delle singole Aziende sanitarie sono già stati allertati. Dovranno fare una sorta di mappa delle sedi più disagiate e sperdute in cui operano le guardie mediche e indicare la possibilità di collocare il servizio di videosorveglianza in modo che il medico dall'ambulatorio possa vedere chi c'è fuori e sempre dove possibile piazzare una seconda porta per non avere un contatto diretto con familiari o parenti del malato da assistere. Nella stessa mappa dovranno anche indicare dove piazzare gli impianti, sempre di videosorveglianza, nei pronto soccorso che non ne sono dotati.

In più le telecamere, sempre nel rispetto della privacy potrebbero essere piazzate pure nei corridoi interni dove ci sono gli ambulatori. Ultima indicazione l'eventuale richiesta di potenziamento della vigilanza privata, nel caso in cui gli organici delle singole Questure non consentissero il raddoppio degli agenti nei posti di polizia in ospedale. Una volta predisposta la mappa la Regione partirà con i finanziamenti che saranno stanziati per ampliare l'offerta di sicurezza.

IL COMITATO
Dopo Trieste, Udine e Gorizia oggi, 19 gennaio, tocca a Pordenone. Alle 11 in Prefettura, infatti, ci sarà un Comitato per l'Ordine e la sicurezza alla presenza del prefetto Domenico Lione, del vicepresidente Riccardi, del direttore dell'Asfo, Giuseppe Tonutti, dell'assessore alla sicurezza Elena Ceolin e dei capi dei rispettivi ordini di polizia (Questura, Carabinieri, Guardia di Finanza). Anche a Pordenone si farà il punto sulla situazione e saranno stabiliti degli interventi da fare nei tempi più brevi possibile. «Riteniamo importante - ha spiegato l'assessore alla Sanità, Riccardo Riccardi - un miglioramento dell'attività della videosorveglianza in generale ed eventualmente l'aumento della vigilanza anche sui territori».

L'INTESA
«D'intesa con le aziende sanitarie, è nostra intenzione varare dei piani formativi che consentano al nostro personale sanitario di essere dotato di maggiori strumenti per poter contenere questo fenomeno, anche con un collegamento dedicato con le questure; viviamo purtroppo una situazione che vede l'incremento di questi episodi su tutto il territorio nazionale. Restiamo anche in attesa di capire quali siano gli esiti del lavoro che è stato annunciato dal Governo nazionale per presidiare con maggiore forza i presidi sanitari nella città più grandi del Paese, a difesa del personale sanitario. In base alle risultanze di questa sperimentazione valuteremo come applicare le nuove direttive anche in Friuli Venezia Giulia, nel caso si renda necessario e in piena sinergia con tutti i soggetti coinvolti».

LA STOCCATA
«Telecamere per sorvegliare gli ingressi agli ospedali? La previsione esiste dalla fine del 2019, grazie a un emendamento del Movimento 5 Stelle approvato in aula». A ricordarlo il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Ussai. «Gli episodi di violenza nei confronti degli operatori sanitari, purtroppo, sono piuttosto frequenti e non soltanto negli ultimi mesi - sottolinea Ussai - Tanto che più di tre anni fa abbiamo proposto di inserire tra le finalità per l'assegnazione di risorse sulla sicurezza a favore dei Comuni anche l'installazione di sistemi di videosorveglianza nei punti di accesso alle strutture ospedaliere. Una proposta - va avanti - che puntava a collocare le telecamere dove servono davvero e che è stata accolta a larga maggioranza dal consiglio regionale. Leggiamo ora l'annuncio dell'assessore, come se si trattasse di una novità assoluta - conclude Ussai -. Ci chiediamo se e come la Regione si sia attivata in questi tre anni per attuare un intervento previsto dalla legge e che, se concretizzato tempestivamente, avrebbe contribuito a prevenire alcuni spiacevoli episodi, anche se non bastano le telecamere a fermare il fenomeno delle aggressioni».

 

Ultimo aggiornamento: 14:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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