PORDENONE - La «Montagnaterapia» prova a sconfiggere le dipendenze contribuendo a rafforzare la volontà del singolo di smettere. È quanto emerso dalla prima relazione annuale sulle attività «Legati, ma liberi, passo dopo passo» realizzata dal Dipartimento per le Dipendenze della Aas 5 «Friuli Occidentale» in collaborazione con «Acat» e «Ragazzi della panchina» e con il supporto tecnico del Cai. «Montagnaterapia non significa fare qualche passeggiata in montagna - spiega la responsabile Roberta Sabbion che dirige il Dipartimento delle dipendenze - ma rappresenta un approccio metodologico terapeutico, riabilitativo e socio-educativo finalizzato alla promozione, alla salute e alla cura e riabilitazione di persone con differenti problematiche, patologie o disabilità. Non è insomma una semplice gita: viene preparata affrontando alcuni temi che vengono discussi e approfonditi alla fine di ogni escursione. Ognuno ha il proprio compito: chi decide il percorso, chi si occupa della cartografia e altro ancora. Così si promuove il benessere e l'inclusione sociale, si impara a stare in gruppo, a collaborare e a fidarsi dell'altro, scoprendo i propri limiti. Ma una regola è uguale per tutti: si deve rimanere lucidi. Niente alcol, sostanze illegali e gratta e vinci altrimenti il fine terapeutico viene meno».
Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 09:00
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