PORDENONE - La prima volta si poteva pensare a un caso. A un episodio sfortunato. D’altronde capita anche in tanti altri settori che una gara finisca senza partecipanti. È semplice, la si ripropone modificando le condizioni e nella maggior parte dei casi funziona. E si parte. In questa fattispecie, invece, due indizi fanno una prova bella importante. E danno anche una notizia: l’accoglienza dei migranti evidentemente non conviene più. Economicamente e (forse) anche politicamente.
IL FALLIMENTO
A fine agosto, dopo il primo flop, il prefetto Domenico Lione aveva rimesso tutto in gioco, bandendo una seconda gara per trovare urgentemente in provincia di Pordenone cento posti da destinare ai migranti. Si parlava sempre di posti decentrati, di accoglienza diffusa. Non c’entrano nulla i grandi hub, che non sono quasi mai stati al centro della strategia nel Friuli Occidentale. Si trattava perlopiù di appartamenti, dislocati nei vari comuni e da dare in gestione a cooperative e realtà del terzo settore. Ma niente da fare. Non ha risposto nessuno per la seconda volta. La ricerca si era resa necessaria perché «i continui imprevisti e imprevedibili arrivi di migranti autonomamente giunti in questa provincia dalla rotta balcanica, che presentano richiesta di protezione internazionale alla Questura di Pordenone, hanno comportato la rapida saturazione dei centri di accoglienza presenti nel territorio della provincia di Pordenone». La Prefettura, nella presentazione del secondo bando, andava anche oltre. Lanciava in poche parole un allarme che si sarebbe poi rivelato profetico: «Il permanere di tale situazione potrebbe comportare l’impossibilità per i migranti assegnati alla provincia di Pordenone di ricevere una sistemazione alloggiativa, con possibili conseguenze sia per gli aspetti umanitari sia per quelli afferenti la sicurezza pubblica».
L’ALLARME
E adesso che anche la seconda gara è andata deserta, testimoniando il raffreddamento del sistema dell’accoglienza, cosa si può fare? La Prefettura non può perdere tempo, perché quei cento posti in più servono subito. E non sarà nemmeno lo stabile un tempo casa delle Comboniane a poter dare una risposta definitiva all’emergenza, dal momento che potrà ospitare solamente trenta persone. «Vista la seconda gara deserta - ha detto il prefetto Domenico Lione, che a breve prenderà servizio a Udine - troveremo altre strade dettate dall’urgenza». In poche parole, si procederà con un iter semplificato e più diretto. La Prefettura lo può fare se presenta le “prove” dell’emergenza. E ci sono tutte, dal momento che il sistema di fatto è “saltato” e che di posti in cui far alloggiare i migranti non ce ne sono letteralmente più in tutta la provincia. Nel frattempo i flussi continuano e i trasferimenti verso altre regioni si attiveranno solamente dalla provincia di Trieste.
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