Medici di base, si cambia: tirocinanti in ambulatorio e al lavoro fino a 72 anni

Giovedì 9 Febbraio 2023 di Marco Agrusti
Medici di base, si cambia - Foto di Darko Stojanovic da Pixabay

PORDENONE - Il Veneto ci aveva pensato da solo, anticipando la corsa verso l'autonomia e varando una legge regionale. Il Friuli Venezia Giulia no, come del resto molte altre regioni.

Nel frattempo il provvedimento dell'allora ministro della Salute, Roberto Speranza, era scaduto il 31 dicembre del 2022, lasciando professionisti e pazienti "a piedi" in tutto lo Stivale. Senza la proroga della norma emergenziale nata con il Covid, infatti, non si potevano più utilizzare i giovani specializzandi per affiancare i medici di medicina generale negli ambulatori. Un disastro, visto che di professionisti di ruolo ce ne sono sempre meno e che l'aiuto degli studenti era diventato fondamentale. Ieri, però, la svolta: in commissione Salute al Senato è infatti passato l'emendamento firmato dal ministro friulano per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani: la proroga del provvedimento nato nel 2020 entra quindi nel decreto Milleproroghe. E sempre in relazione all'attività dei medici di famiglia, nello stesso emendamento è contenuta anche la possibilità di estendere l'età pensionabile a 72 anni. Ventiquattro mesi in più di lavoro, su base volontaria.


LA BATTAGLIA
L'emendamento Ciriani era stato annunciato il 24 gennaio a Trieste dallo stesso ministro di Fratelli d'Italia. In prima battuta il testo conteneva l'innalzamento volontario dell'età pensionabile a 72 anni per tutti i medici, non solo per quelli di medicina generale. Interpretazione troppo estensiva e di difficile applicazione in ambito ospedaliero. Così si è puntato solo sui dottori di famiglia. Un punto fisso, invece, quello relativo all'attività dei tirocinanti, che nel solo Friuli Venezia Giulia contribuiscono a "salvare" più di 100 aree carenti. «Con l'approvazione dell'emendamento che proroga la possibilità di riconoscere nel monte ore formativo dei tirocinanti la sostituzione dei medici di base e di quello che dà l'opzione ai medici di famiglia di andare in pensione a 72 anni invece che 70, Fratelli d'Italia e il governo Meloni danno una risposta concreta ad una esigenza reale di molti italiani», ha spiegato ieri il ministro Luca Ciriani. «Dopo essermi confrontato con il ministro Schillaci e il presidente della commissione Zaffini - ha proseguito, che ringrazio per la collaborazione, ho seguito personalmente la vicenda e l'iter degli emendamenti in Commissione in Senato, sia perché è imprescindibile garantire ai cittadini il diritto alla salute, sia perché le regioni soffrono particolarmente la carenza di queste figure fondamentali nella vita di ognuno di noi». Ora il decreto Milleproroghe andrà in votazione al Senato, poi passerà alla Camera per essere approvato entro la fine del mese.


DIFFERENZE
La misura andrà a tamponare soprattutto la carenza di medici di base che dilaga in Friuli Venezia Giulia. In Veneto, infatti, una legge regionale varata dalla giunta Zaia aveva già previsto - nel 2022 - la possibilità per i giovani medici specializzandi di affiancare i dottori di famiglia nell'attività di ambulatorio. Una decisione che il Friuli Venezia Giulia aveva giudicato «fuori dalle proprie competenze». Si era preferito attendere l'intervento del governo che si è concretizzato ieri. Proprio dal Friuli Venezia Giulia, dove mancava una norma-ponte, si erano levate le voci più preoccupate negli ambienti sindacali dei medici di medicina generale.


LE RICETTE
Sempre nelle pieghe del decreto Milleproroghe è passata anche la proroga riferita alle ricette elettroniche inviate via mail dai medici ai propri pazienti. Lo prevede un emendamento a prima firma Mariolina Castellone (M5S) poi firmato anche dagli altri gruppi, approvato nelle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato. Lo ha riferito a margine dei lavori delle Commissioni il senatore di Forza Italia, Marco Lisei. Nel dettaglio, l'emendamento indica la nuova data di scadenza nel 31 dicembre del 2024. Fino ad allora varrà sostanzialmente il metodo utilizzato - con successo - durante la pandemia, quando la necessità di limitare i contatti tra i medici e i pazienti aveva dato il là a quella transizione verso la tecnologia che prima di allora procedeva a tentoni. Via libera unanime, infine, anche a 20 milioni in più per il Piano oncologico nazionale.

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