Il futuro del lavoro: trend, scenari, prospettive. Tilatti: «I giovani? Preferiscono fare gli influencer e forse hanno ragione loro»

Domenica 30 Aprile 2023 di Loris Del Frate
Graziano Tilatti

UDINE - Graziano Tilatti, presidente di Confartigianato regionale non ha dubbi: se non si troverà personale giovane in tempi moderatamente brevi, diverse imprese rischiano la chiusura.

Presidente, ci fa un classifica delle professionalità che non si trovano?
«Direi che risulta facile.

Al primo posto i muratori. Introvabili. Poi ci metterei i falegnami e subito dietro gli idraulici. Andrei avanti che elettricisti, meccanici, saldatori, tornitori autisti di camion e di macchine operatrici».

Siamo messi così male anche noi friulani popolo di lavoratori?
«Sì. Una volta la piccola impresa artigiana passava dalle mani del padre a quelle dei figli. Poi a prendere le imprese erano i capi officina. Oggi la trasmissione padre - figlio non esiste e sono sempre meno i dipendenti che fanno il salto lavorando in proprio. Questo è il quadro anche in Friuli. Posso aggiungere che una volta andati in pensione gli ultimi nati negli anni 50 e i primi del 60 avremo perso quasi del tutto la capacità di lavorare con le mani».

I giovani non vogliono più fare sacrifici?
«Non direi questo. Anzi, i giovani se trovano un filone che gli interessa si impegnano molto, cercano con caparbietà di emergere. Solo che la cultura digitale ha messo in ginocchio la manualità. Oggi - e soprattutto tra qualche anno - paghiamo un conto salato».

Tutta colpa della tecnologia, dunque?
«Non direi neppure così. La tecnologia digitale è stata una fortuna. Ha aiutato a rendere meno faticosi parecchi lavori, ha accelerato alcuni processi, però se si pensa che non ci sono neppure tecnici a sufficienza per riparare le apparecchiature digitali, allora un pensiero va fatto».

Quale pensiero?
«Abbiamo perso la manualità. I nostri giovani preferiscono fare gli influencer, spiegare ad altri giovani di che colore devono vestirsi, invece di creare con le mani, lavorare il legno, costruire una casa. Forse hanno ragione loro. Non lo so, onestamente. Di sicuro - e questa è nostra responsabilità - non siamo riusciti a trasmettergli i valori giusti. Sempre ammesso che i nostri siano i valori giusti».

E gli stranieri che avrebbero dovuto arginare la carenza dei giovani locali?
«Bella domanda. Pensi che eravamo riusciti a mettere insieme in regione una bella squadra di ragazzi kossovari che si impegnavano in tutti i mestieri, dall'edilizia sino alla falegnameria e la meccanica. Eravamo contenti, perchè almeno in parte c'era un inizio di recupero in vari settori».

Come è andata?
«Se ne sono andati, praticamente tutti. Chi in Svizzera, chi in Olanda, chi in Austria o in Germania. Li hanno accolti a braccia aperte: personale già formato e pronto a lavorare subito. Meglio di così ...».

Mi scusi, presidente, perchè ve li siete lasciati scappare?
«Se ne sono andati perchè qui non trovavano la stabilità. Arrivati a 30, 35 anni non avevano ancora i diritti degli italiani. Dove sono andati hanno ricevuto la casa, una paga più alta e sono stati riconosciuti in pochi mesi».

A questo punto restano le scuole professionali e i corsi di formazione.
«Direi di sì, ma ci vuole tempo. E poi ci sono cose che devono essere chiarite subito. Le dico ancora una cosa. Personalmente sono vicino alla scuola, professionale Bearzi di Udine. Sa che non mandiamo più i ragazzi a fare gli stage nelle fabbriche. Vuole sapere il perchè? Perchè li invogliavano con lo stipendio e li facevano smettere la scuola per assumerli subito».

      

Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 09:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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