Lavoro: boom di malattie professionali, raddoppiate in dodici mesi

Aumentano le denunce, crescono i tumori e i problemi psicologici. In calo, invece gli infortuni nelle fabbriche

Sabato 29 Aprile 2023 di Loris Del Frate
Lavoro: boom di malattie professionali, raddoppiate in dodici mesi

Per il sindacato unitario che il Primo Maggio salirà sul palco a Pordenone, così come a Cervignano e in altre città della regione, sarà il giorno della Festa del Lavoro strettamente legata, però, ai 75 anni della Costituzione italiana.

La “più bella del mondo” come dicono in molti. «Perché questo accostamento tra la Costituzione e Primo Maggio verrebbe da chiedersi - spiega Maurizio Marcon - Il perché invece è evidente: la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro e la Costituzione contiene tutti i temi valoriali che il sindacato porta avanti, la dignità che un lavoro può dare, l’affermazione della persona nella società, il suo ruolo attivo e la possibilità di partecipare alla vita sociale». Tutto vero, anzi, verissimo, però nel 2023 si muore ancora a causa del lavoro. Anzi, si muore sul lavoro. Sono già tre i morti quest’anno in regione, segno che il fenomeno drammatico è ancora ben radicato.


MALATTIE PROFESSIONALI
Ma se la morte è il fatto estremo, quello che colpisce anima e cuore, ancora peggio vanno le cose sul fronte delle malattie professionali. Già, perché nei primi tre mesi dell’anno, sempre sul territorio regionale, il numero è più che raddoppiato. Lo specchietto in alto è indicativo per capire come stanno le cose: le denunce erano state 158 nei primi tre mesi del 2022, sono diventate 329 nel trimestre di quest’anno. Attenzione, però, si tratta di denunce di malattie professionali, non tutte saranno riconosciute e queste potrebbero essere solo una parte del vero fenomeno perché - secondo il sindacato - molti non denunciano neppure la causa professionale perché poi hanno paura di non essere più utili per l’azienda. «E la nostra società - spiega sempre Marcon della Cgil - si ritrova con migliaia di persone che hanno perso parte della loro funzionalità». Le malattie più gravi sono senza dubbio i tumori perché si mette a rischio la vita. ma anche quelle legate a disfunzioni permanenti ossee, muscolari, respiratorie. Senza contare quelle mentali. 


INFORTUNI
I numeri restano sempre alti, basta vedere la tabella in alto, ma almeno il fenomeno quest’anno, nei primi tre mesi, è in controtendenza. Sono calati gli infortuni anche se restano sempre le fabbriche o luoghi in cui ci si fa male, ma anche sulle impalcature, così come nel comparto della Sanità, ancora uno dei più pericolosi.


IL FASTIDIO
«Devo dire - spiega il segretario provinciale della Cgil - che notiamo ancora una sorta di fastidio da parte di diverse aziende ad accettare le segnalazioni. Meglio ancora, c’è la tendenza ad edulcorare il clima in azienda sul fronte della sicurezza, cosa che non possiamo accettare. Anche per questo con i nostri rappresentanti eletti a responsabili della sicurezza stiamo facendo un lavoro preciso e determinato su questo fronte. Faremo anche dei corsi di formazione in modo che vengano fatte sui luoghi di lavoro segnalazioni sempre più incisive e mirate, senza sconti e in modo formale perchè solo così possiamo mettere un vero argine agli infortuni sul lavoro, ma anche alle malattie professionali. In più, ricordiamolo sempre: la precarietà è senza dubbio una situazione che amplifica la possibilità di incidenti sul luogo di lavoro, perchè un precario ha sempre meno diritti rispetto a uno stabile».


GLI SCENARI
È un momento di grandi trasformazioni sul fronte del lavoro, sia in provincia che in regione. Cambiamenti che preoccupano. «Negli ultimi 15 anni - spiega Maurizio Marcon - la provincia di Pordenone, storicamente forte sul fronte manifatturiero è stata tra quelle più colpite dalla crisi. Sono sparite intere filiere. Penso alla Marcegaglia che aveva circa 350 dipendenti, oggi ne ha 38, alla Nidec che da 750 è scesa a meno di 300, il gruppo Sassoli che aveva 500 dipendenti, oggi neppure uno. Si tratta in gran parte di realtà dove era fortissima la presenza di donne che sono state quelle maggiormente colpite.


OGGI
«Anche in questo momento - va avanti il sindacalista - siamo in un momento di grandi cambiamenti che non ci fanno certo stare tranquilli. In più il pordenonese è caratterizzato da fragilità superiori rispetto all’udinese e quindi c’è ancora il rischio di perdere altri pezzi. Penso all’automotiv, ma anche a altri settori. Penso che se non saremo in grado di precedere il cambiamento legato alla nuova transizione energetica, creando sul territorio aziende che guardano ai nuovi prodotti, potremmo correre seri rischi».


LE CRISI
Il Primo Maggio, oltre che per un lavoro più sicuro, contro la precarietà, per un salario migliore e per difendere i diritti, sarà importante essere in piazza anche per e con i lavoratori di quelle aziende come la Zml, la Brovedani, la Nidec, la Jacuzzi e l’Electrolux che non sta certo navigando in mari tranquilli, che in questo momento sono in difficoltà.

Ultimo aggiornamento: 16:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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