Allarme intelligenza artificiale, in Fvg il 30% degli occupati rischia il posto. Ecco i lavori a rischio

Venerdì 30 Giugno 2023
Allarme intelligenza artificiale, in Fvg il 30% degli occupati rischia il posto. Ecco i lavori a rischio

Il Friuli Venezia Giulia è tra le cinque regioni italiane «con il maggior addensamento di occupati in settori ad alto rischio automazione»: sono 106.157 lavoratori, pari al 29,3% degli occupati. È il primo dato che emerge dall’analisi compiuta dall’Ufficio studi Confartigianato. È un fenomeno che riguarda anche le piccole e medie imprese, incluse quelle artigiane. «È un dato che evidenza come sul mercato del lavoro cambierà il contenuto delle posizioni lavorative – commenta il presidente di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti – e si attiverà una consistente domanda di formazione e riqualificazione dei lavoratori». Il processo, per altro, è già in atto e «ciò che rileviamo – continua Tilatti – è che l’automazione non toglie posti di lavoro, ma richiede nuovi profili. La sfida per imprese e lavoratori e quella della formazione, sia per chi fa impresa, sia per chi vi opera». L’indagine mette in evidenza che l’Ia diventa intelligenza artigiana, «sarà cioè necessario – aggiunge Tilatti – proseguire sul riposizionamento dell’impresa, la definizione di programmi di formazione lo sviluppo di specifiche competenze che già molti imprenditori artigiani hanno iniziato a fare in questi anni, come dimostra il successo che ha avuto il corso di alta formazione che è stato attivato con l’Università di Udine». Se l’Ia infatti, può fornire supporto a competenze quali il riconoscimento delle opportunità, le conoscenze economiche finanziarie, la pianificazione, la gestione aziendale e i processi learning by doing, «l’intelligenza dell’imprenditore rimane essenziale – sostiene Tilatti -, oltre a risultare decisiva per affrontare l’incertezza, l’ambiguità e il rischio». L’indagine ha individuato 20 settori ad alto rischio automazione: attività legate alla ristorazione; fabbricazione di prodotti in metallo; trasporto terrestre mediante condotte; servizi per edifici e paesaggio; industrie alimentari; abbigliamento; fabbricazione di auto; raccolta rifiuti e recupero materiale; fabbricazione apparecchi elettrici per uso domestico; fabbricazione di oggetti in vetro e ceramica; servizi postali e attività di corriere; industrie tessili; legno e prodotti in legno; stampe e riproduzioni; fabbricazione di carta e prodotti di carta; estrazione di minerali; industria del tabacco. Distribuendo la tipologia delle aziende in questi settori, si evince che il 14,8% di quelle artigiane è coinvolta in un processo ad alto impatto e ben il 63,2% delle medie e piccole imprese. In Italia il 25,4% dei nuovi lavoratori nel 2022 è stato esposto all’Ia con un indice superiore alla media, una percentuale che scende leggermente (23,2%) in Fvg. In pratica, quasi un quarto di coloro che hanno cominciato a lavorare l’anno scorso ha dovuto misurarsi con le conoscenze e le abilità che richiede l’intelligenza artificiale.
Il report individua le tecnologie digitali che sono strettamente integrate con i processi gestiti da Ia: Iot, cioè Internet delle cose, cloud computing e big data.

Le piccole imprese italiane usano tecnologie Iot nel 30,5% dei casi, il Cloud computing nel 50,4%, mentre la capacità di elaborazione dei big data riguarda per ora solo il 7,3% delle piccole imprese. In Fvg le imprese che hanno investito in Intelligenza artificiale nel 2018 rappresentavano il 7,9% del totale, una percentuale che scende al 6,3% se si contano solo le piccole imprese. Le percentuali erano però doppie alla voce «imprese che prevedono di investire», diventando il 16,3% delle aziende nel complesso e il 13,9% tra le piccole. 

Ultimo aggiornamento: 17:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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