Green pass per lavorare in fabbrica: «Mai senza un accordo»

Venerdì 23 Luglio 2021 di Davide Lisetto
Vaccinazioni anche per entrare in fabbrica - Foto di jotoler da Pixabay

PORDENONE - Green pass obbligatorio anche per entrare in fabbrica? Il giorno dopo la diffusione dell’idea-proposta di Confindustria nazionale di prevedere il “passaporto vaccinale” anche nelle aziende (ha trovato l’altolà del governo, in particolare del ministro del Lavoro Andrea Orlando) incontra un assenso generale tra gli industriali della regione.

Anche se i toni e le modalità che eventualmente dovranno essere percorso non sembrano omogenee. E sempre sul fronte delle imprese l’ipotesi del certificato verde anche per entrare in azienda trova la contrarietà delle microimprese e dell’artigianato.

«Ci sembra di complicatissima attuabilità, nelle aziende artigiane con pochissimi addetti il rischio è di arrivare al blocco delle attività». E netta continua a essere la contrarietà delle organizzazioni sindacali. «Vaccinarsi contro il Covid - ha ribadito il segretario regionale Cisl, Alberto Monticco - è una scelta di buon senso e di responsabilità sociale che come sindacato abbiamo promosso da subito. Ma, attenzione: da qui a dire che senza green pass non poi entrare al lavoro in fabbrica ne passa». «Non sarebbe soltanto una misura incostituzionale - sottolinea il leader regionale Cgil, William Pezzetta - ma anche una forzatura inutile alla luce dei buoni risultati che stanno dando i protocolli di sicurezza adottati già l’anno scorso all’indomani del lockdown». Una risposta a quanto affermato dalla presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli che approva senza se e senza ma la proposta di Confindustria nazionale. «Il green pass non è né immorale né anticostituzionale. La nostra Costituzione - erano state le sue parole - tutela la salute dei cittadini quale interesse della collettività. Perciò riteniamo sia ammissibile limitare la libertà di chi pur potendolo fare decide deliberatamente di non vaccinarsi. Vorrei che, a questo punto, la comunità scientifica si unisse per dichiarare a gran voce l’indispensabilità del vaccino per uscire dalla pandemia».
 

MODELLO PORDENONE
Nel Friuli occidentale la proposta confindustriale trova un terreno un po’ diverso. Pur condividendo il linea di principio l’idea del vertice nazionale degli industriali, il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti è più “partecipativo”: «Sono convinto della necessità del green pass ovunque. Ma le politiche sulla sicurezza nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro non possono essere unilaterali. Devono essere decise e condivise con le organizzazioni sindacali. Come per altro qui abbiamo sempre fatto facendo tornare al lavoro le persone in maniera sicura dopo il lockdown e poi con le azioni importanti di prevenzione con oltre 200 mila tamponi eseguiti e che si continuano a fare e con diecimila lavoratori vaccinati nei nostri hub del territorio. Quindi - conclude Agrusti - anche il tema del green pass sarà discusso e valutato con i sindacati». Il segretario della Cgil pordenonese Flavio Vallan precisa subito: «C’è un punto da fissare prima ancora del merito della questione. Questo è un problema di sanità pubblica in cui deve decidere lo Stato. E non un’associazione di privati qual è la Confindustria nazionale di Bonomi con atteggiamenti padronali. Ci sono poi i protocolli e gli accordi tra le parti attraverso i quali, nel nostro territorio, si è riusciti a gestire la situazione pandemica anche creando organismi paritetici con Confindustria locale forse unici a livello nazionale. Vorremmo proseguire su questa strada».
 

ARTIGIANI
«Per le nostre piccole imprese - afferma Silvano Pascolo, presidente di Conartigianato Pordenone - è decisamente inapplicabile. Dove ci sono 3 o 4 addetti si rischia di dover sospendere l’attività non il lavoratore senza green pass. E credo che anche più in generale sia una strada irta di ostacoli».

Ultimo aggiornamento: 07:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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