Erba killer, indagato il medico del 62enne morto avvelenato

Venerdì 9 Aprile 2021 di Lorenzo Padovan
Erba killer, indagato il medico del 62enne morto avvelenato

La Procura  di Pordenone ha disposto l'autopsia sulla salma di Valerio Pinzana, morto a 62 anni per avvelenamento, dopo aver ingerito delle sostanze tossiche emesse da un'erba aromatica che egli stesso aveva trovato nei prati attorno a casa e trasformato in un pesto. La decisione è stata assunta dopo aver ricevuto i verbali dei carabinieri di Meduno, che hanno ricostruito nel dettaglio quanto accaduto da quel pomeriggio di lunedì 29 marzo, quando la vittima era uscita in passeggiata per raccogliere dell'aglio orsino
MEDICO INDAGATO
Il magistrato intende fare la massima chiarezza sulla vicenda ma - si è appreso da fonti investigative - non ci sono sospetti che qualcuno possa aver avuto un ruolo attivo rispetto alla tragica fatalità dell'assunzione dell'erba killer. Gli esami necroscopici mirano ad accertare l'esatta causa del decesso dell'uomo e vogliono dissipare qualsiasi dubbio anche sulla coerenza delle cure che ha ricevuto.
In questo senso va registrata un'importante novità nell'inchiesta: il medico di medicina generale non sarà sentito come persona informata sui fatti, perché il sostituto procuratore Carmelo Barbaro ha deciso di vagliare diversamente la sua posizione: è indagato per omicidio colposo.

Si tratta di un atto dovuto, a tutela delle garanzie difensive, che consentirà di nominare un perito che partecipi all'autopsia, in programma per lunedì.


LE TESTIMONIANZE
A questa svolta si è giunti dopo aver raccolto le testimonianze della compagna della vittima che ha riferito alcuni particolari circa quelle drammatiche giornate trascorse a casa, con dolori lancinanti. La donna - che aveva solo assaggiato la pasta, rifiutandosi di terminare il piatto perché era troppo amaro - ha dettagliato il contenuto delle conversazioni con il medico. Pinzana avrebbe infatti chiaramente messo a conoscenza il professionista di essersi sentito male subito dopo aver mangiato la pasta che conteneva quello specifico aglio.
Il medico aveva allora redatto una ricetta con dei medicinali per contrastare il malessere - si pensava a un'intossicazione passeggera -, ma non si sono rivelati efficaci. Il ricovero in ospedale è avvenuto solo tre giorni dopo l'avvelenamento. L'esame autoptico mira quindi ad accertare se delle cure maggiormente tempestive si sarebbero potute rilevare decisive. Il tutto senza colpevolizzare preventivamente il dottore, che tra l'altro aveva seguito da vicino e con grande professionalità la coppia, perché era stata contagiata dal Covid-19. Si tratta di una persona esperta e stimata in tutto il mandamento.
Il virus potrebbe aver avuto comunque un ruolo decisivo: anche se si era negativizzata, la vittima dell'avvelenamento aveva perso un po' di capacità olfattiva e gustativa, circostanza che potrebbe non avergli fatto percepire il sentore amaro di quelle foglie che non erano di aglio, ma del famigerato colchico.
 

Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 08:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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