Valerio ucciso da un'erba velenosa, la Procura blocca il funerale per fare chiarezza

Giovedì 8 Aprile 2021 di Lorenzo Padovan
Valerio Pinzana

TRAVESIO (PORDENONE) - La Procura di Pordenone ha sospeso, ieri pomeriggio, il funerale di Valerio Pinzana, il 62enne di Travesio morto per avvelenamento causato dall'aver mangiato una pianta tossica, che aveva scambiato per aglio orsino. Il rito funebre era stato programmato per stamattina, ma il nullaosta era stato rilasciato dall'ospedale, senza il via libera del magistrato di turno, a cui non erano ancora stati inviati gli atti. Non ci sono tuttavia gialli da risolvere dietro la decisione di rinviare l'ultimo saluto a Pinzana, ma solo la necessità di adempiere scrupolosamente a tutti gli accertamenti quando la morte di presuppone causata da avvelenamento. Non ci sono infatti indagati ma si indaga per atti relativi, per capire se quell'avvelamento può essere stato causato volontariamente da terzi.
LA RICOSTRUZIONE

I carabinieri di Meduno hanno sentito la compagna per ricostruire quanto accaduto. Lunedì 29 marzo, l'uomo era uscito per raccogliere l'aglio selvatico e ne aveva fatto un pesto. Quando è stato il momento di mangiare la pasta condita, la donna si è subito accorta del sapore amaro, preferendo non proseguire. La vittima, invece, ha terminato il proprio piatto. Indirettamente nella tragedia potrebbe averci messo lo zampino il Covid, da cui Pinzana era appena guarito. Il virus aveva infatti provocato nell'uomo, tra gli altri sintomi, la perdita parziale del gusto e dell'olfatto, circostanza avrebbe potuto impedirgli di avvertire l'amaro caratteristico del colchico. Da quanto si è appreso, la quantità di erba velenosa (fatale già in porzioni minime) non doveva essere elevata: la donna che l'aveva appena assaggiata ha avuto un malessere passeggero. Pinzana è stato progressivamente peggio per tre giorni - chiedendo più volte consiglio al medico di base, che verrà sentito oggi dai militari - prima di arrendersi e andare al Pronto soccorso giovedì. Probabilmente un accesso più tempestivo, con lavanda gastrica, gli avrebbero salvato la vita. Ma solo in Terapia Intensiva, di fronte ai sintomi aggravati, i rianimatori hanno potuto risalire alla sostanza che aveva portato il paziente in coma: fino ad allora si pensava a qualche strascico del virus.
IL BOTANICO

Sul tragico scambio di erbe, è intervenuto anche il professor Cesare Lasen, noto anche come il maestro dei fiori, botanico che fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco. «Purtroppo in Italia non c'è una grande cultura nel settore, mancano addirittura ancora molti nomi italiani delle piante e penso serva fare qualcosa di più per conoscere il nostro patrimonio floristico. Non tutti devono diventare esperti, ma un minimo di patrimonio messo a fattor comune è necessario, anche per scongiurare queste sciagure. Il caso del cercatore di erbe friulano ha scosso tutti e per evitare che possa accadere ad altri servono delle minime precauzioni - ha aggiunto -. La prima discriminante è l'odore: quello dell'aglio orsino in questo periodo è inconfondibile e, quindi, bisogna diffidare se non lo si percepisce in maniera piena. Il colchico è invece altamente tossico e pensare che proprio in questo periodo, un tempo, lo si usava per la colorazione delle uova pasquali, pratica che, per fortuna, è stata abbandonata, anche perchè in caso di uova non integre si rischiavano gravi conseguenze. L'altro periodo in cui questa pianta può trarre in inganno, oltre alla primavera, in cui le foglie sono simili all'aglio, è nella tarda estate, quando il fiore assomiglia notevolmente a quello dello zafferano: qualche anno fa ho conosciuto una persona che rimase vittima di questo scambio e si salvò unicamente per l'immediatezza e l'adeguatezza delle cure cui venne sottoposta».
 

Ultimo aggiornamento: 11:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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