Docenti no vax tornano a scuola ma non possono entrare in classe, presidi furiosi

Domenica 27 Marzo 2022 di Camilla De Mori
Manifestazione no vax in piazza a Pordenone
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Parlano di «una beffa», di «un provvedimento inaspettato e spiazzante». Anche i presidi friulani fanno sentire la loro voce, esprimendo tutto il loro «sconcerto» per il decreto 24/22 che, con la fine della sospensione dei dipendenti no vax e il rientro a scuola dal 1 aprile, se non dovessero intervenire provvidenziali chiarimenti, rischia di «reintegrare persone che verrebbero sostanzialmente pagate per non far nulla», come dicono in molti. Fra i più critici la presidente regionale dell’Anp Teresa Tassan Viol. «La norma - aggiunge il referente udinese del sodalizio, Paolo De Nardo - non è scritta in modo chiaro.

Non è comprensibile cosa significhi adibire un docente ad attività di supporto. Non sappiamo quali siano queste attività». Già, il cruccio maggiore dei dirigenti è questo: cosa far fare a un professore no vax senza che entri in contatto con gli alunni?

«Spero ancora che si tratti di un errore - chiosa Tassan Viol - che sarà rimediato. Mi sembra davvero un’indicazione che si fa anche beffe di tutte le procedure di responsabilità che la scuola ha messo in atto in questi mesi difficili. L’Anp ha chiesto un’interlocuzione con il ministero per capire meglio queste nuove disposizioni. Bisogna dire che sarebbero difficilmente realizzabili nella scuola. Per carità, si riammette allo stipendio qualcuno a cui era stato sospeso perché non ha adempiuto a un obbligo di legge. Ma alla corresponsione dello stipendio, paradossalmente - dice Tassan Viol - non potrebbe corrispondere una restituzione di servizio. Se il docente non lo mandi in classe cosa gli fai fare?». Sarebbero pagati per non lavorare? «Detto in soldoni, sarebbe così. Dovrebbero trovare un modo per far scorrere il tempo. Poi, se questa sarà la norma, i dirigenti faranno il possibile per darle applicazione». Per fortuna, i casi di “no vax” a scuola «sono sempre stati una minoranza. Molti sospesi sono tornati in classe dopo essere guariti dal Covid, ma resiste una quota minima di no vax pervicaci. Spero ancora che questa non sarà la soluzione definitiva, per una questione etica, oserei dire, nei confronti dei colleghi». 

Anche De Nardo, preside in due comprensivi a Udine è «in attesa di chiarimenti da parte del ministero». Spiegazioni che dovrebbero arrivare «ad un webinar nazionale di Anp il 30 marzo». Dal Classico Stellini di Udine il dirigente Luca Gervasutti esprime il suo «sconcerto»: «È difficile anche immaginare cosa gli facciamo fare, se non possono stare a contatto con altri ragazzi. Suona come una beffa nei confronti di chi ha lavorato. Verrebbero reintegrati e pagati, in sostanza, per non fare nulla». Gervasutti parla di «un provvedimento inaspettato e spiazzante. Attendiamo una circolare esplicativa». Auspica anche «una nota che chiarisca se un analogo provvedimento potrà riguardare anche il personale amministrativo e i collaboratori scolastici» no vax. «Quello che bisogna assolutamente evitare è che in un momento in cui i contagi stanno risalendo il provvedimento contenuto nel nuovo decreto Covid si traduca in una sanatoria per i no vax che verrebbero pagati per non lavorare. Sarebbe una beffa nei confronti della stragrande maggioranza del personale che ha invece scelto di vaccinarsi».

Anche allo scientifico udinese Marinelli il dirigente Stefanel si augura un chiarimento. Cosa farà fare ai prof no vax? «Li adibirò a mansioni non didattiche e non amministrative. Spero che il ministero chiarisca tutta la procedura». «È complicato - aggiunge Piervincenzo Di Terlizzi, preside a Pordenone - capire cosa possa effettivamente fare in un istituto chi non è vaccinato. La scuola non è un luogo dove si tira fuori una scrivania e si trova qualcosa da far fare a qualcuno. Non funziona così».

Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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