Nei corridoi del palazzo della Regione ne sono quasi certi, o perlomeno molto ottimisti: quella che inizia oggi potrà diventare la settimana dell’ultima ondata di riaperture.
L’ACCELERAZIONE
«Sono favorevole alla riapertura delle discoteche. L’ho detto più volte. Con il Green pass è un’attività che per me può riaprire», ha ribadito ancora una volta il presidente della Regione Fedriga. «Ne abbiamo discusso più volte. Aspettiamo una posizione del Governo e del Cts. Ma penso che con le regole oggi dobbiamo aprire. Abbiamo scelto in Italia regole severe, permettiamo allora di aprire. Il certificato verde - ha concluso - può assolutamente aiutare ad aprire quelle che sono le uniche attività oggi chiuse». E dopo le dichiarazioni, ecco la ventata di ottimismo che filtra da Roma a Trieste. C’è una “fronda” rigorista nel governo che vorrebbe tirare ancora il freno a mano, attendendo gli effetti consolidati sul contagio della riapertura delle scuole. Ma pare essere finita in minoranza, magari grazie a un compromesso che permetta sì la riapertura delle discoteche, ma non al 100 per cento della capienza legale delle singole sale da ballo.
Nessun dubbio, invece, per quanto riguarda l’innalzamento dell’occupazione di cinema, teatri e stadi. Si procederà speditamente.
IL QUADRO
Il punto però sembra essere un altro. Una volta che il governo avrà dato l’ok alla riapertura delle discoteche, quanti locali notturni torneranno effettivamente a lavorare in Friuli Venezia Giulia? Il rischio concreto è che una discoteca su due scelga di rimandare tutto alla prossima stagione estiva, per poi puntare su un autunno-inverno di lavoro solamente nel 2022-2023. Sono gli stessi attori del settore a confermarlo. Il gestore Lorenzo Don, ad esempio, ne è praticamente certo. «Specialmente per quanto riguarda i locali più grandi - premette - la ripartenza non sarà affatto scontata. Calcoliamo che la chiusura dura ormai da più di un anno e mezzo: ci sarebbero ingenti lavori di adeguamento dei locali prima di poter davvero riaprire. E molti rinunceranno». È ad esempio il problema che hanno di fronte l’Opium e il Royal di Pordenone, due tra i locali più grandi di tutta la regione.
«D’altro canto - prosegue ancora Don - senza un decreto di riapertura il sistema rischierà di saltare completamente. Molti perderanno definitivamente la voglia». E in quel caso non si tratterà solo di privare i giovani di un divertimento notturno, ma lavoratori e famiglie di un reddito base.