​ChatGpt minaccia per le prove scritte? «Sempre più verifiche orali per evitare che i ragazzi possano copiare»

Martedì 26 Settembre 2023 di Camilla De Mori
ChatGpt minaccia per le prove scritte? «Sempre più verifiche orali per evitare che i ragazzi possano copiare»

Sorpresa: l’intelligenza artificiale non è l’avversario più temibile di ogni insegnante, pronto a sfoderare doti da detective del software per fiutare ogni traccia di algoritmo nei compiti consegnati dagli alunni o nei test risolti con troppa facilità. L’idea alla base del progetto che coinvolge 54 scuole del Fvg è di mettere, al contrario, gli algoritmi al servizio della formazione, un po’ come dentro casa facciamo con i robot smart per aiutarci nelle pulizie domestiche. Ma come fare per evitare che gli studenti facciano i compiti o risolvano le prove usando ChatGpt o altre forme di intelligenza artificiale? «Con Chat Gpt - risponde Luca Gervasutti, preside del Liceo classico Stellini di Udine, capofila del progetto - ci aveva provato anche OpenAi (il creatore di ChatGpt ndr) a creare uno strumento per individuare le copiature, ma ha dovuto fare marcia indietro.

A scuola, bisogna dare più valore alle verifiche orali, in cui gli alunni rispondono in base a quello che hanno imparato. Le prove scritte possono essere facilmente copiate».


L’INIZIATIVA
Ovviamente, l’obiettivo di “Costruire il futuro” non è sgamare chi copia, ma «formare studenti, docenti e dirigenti scolastici sull’utilizzo di ChatGpt e altri assistenti cognitivi e creare delle linee guida per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa. Un processo che parte dal basso - sottolinea Gervasutti -. Non sono linee guida calate dall’alto, dall’Ue o chissà da quale altro centro studi. Saranno gli stessi professori, studenti e dirigenti che lavoreranno fianco a fianco per dimostrare come possono essere utilizzati questi strumenti in ambito scolastico senza barare. Non semplicemente strumenti che ti consentono di copiare un compito o una traduzione, ma che al contrario aumentano la creatività, l’efficacia dell’insegnamento e dell’apprendimento e che possono anche supportare l’aspetto amministrativo e organizzativo». Come per esempio? «Già adesso sul sito dello Stellini c’è un chatbot, un assistente virtuale a cui si possono fare delle domande. Siamo una delle prime scuole in Italia a implementare il portale con questo strumento. Lo abbiamo inserito due settimane fa e abbiamo già più di mille interazioni. Vuol dire che oltre mille persone hanno interagito e fatto domande, anche le più strampalate. Ma questo dimostra come le persone siano attratte dall’intelligenza artificiale. Sanno come rapportarsi. La cosa più importante è imparare a fare le domande. A scuola finora abbiamo imparato che la cosa più importante è saper dare le risposte. Invece, adesso il mondo richiede che gli studenti sappiano fare le domande nel modo giusto». L’inserimento del “risponditore” virtuale, sulla scorta di quanto già accade in diversi portali commerciali e non, per una scuola «è interessante anche perché è un modo per venire a conoscenza dei sentimenti di pancia delle persone. Le persone interagiscono con il chatbot senza filtri, pensando che dall’altra parte non ci sia nessuno. In realtà qualcuno c’è: il dirigente si vede queste chat. La macchina viene istruita. Ho la possibilità di indicare, per esempio, 20 pagine del sito della scuola, che il chatbot restituisce sotto forma di risposta. Sono io che alimento i contenuti». Ma l’intelligenza artificiale potrebbe anche venire in soccorso dei docenti, «per esempio per correggere automaticamente le prove a risposta multipla. Gli assistenti cognitivi potrebbero anche aiutare nelle relazioni con studenti e famiglie straniere. Io ho una studentessa ucraina in prima che non parla l’italiano come non lo parlano i suoi genitori. Ma interagisco con loro grazie all’intelligenza artificiale: ci scriviamo chiedendo a ChatGpt di tradurre in tempo reale la nostra corrispondenza».

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