Centro islamico della Comina. L'ex imam finisce a processo per le prediche "imposte" ai fedeli

Giovedì 10 Febbraio 2022
Centro islamico della Comina. L'ex imam finisce a processo per le prediche imposte ai fedeli

PORDENONE - I giorni della tensione al Centro islamico della Comina saranno al centro del processo che chiama l'ex imam egiziano Hosny Awadalla Mohamed Abdelgawadnei, 40 anni, residente a Pordenone, a difendersi dalle ipotesi di violazione di domicilio e violenza privata.

La citazione a giudizio firmata dal sostituto procuratore Maria Grazia Zaina riguarda i fatti compresi tra il 23 novembre 2019 e il 18 gennaio 2020. Ieri c'era la prima udienza davanti al giudice monocratico Alberto Rossi. Hosny è difeso dall'avvocato Francesco Casarotto. Il processo sarà incardinato alla prossima udienza del 20 giugno davanti al giudice onorario Andrea Scorsolini. Nel frattempo si sono costituiti parte civile con l'avvocato Massimo Tomè tre componenti del Centro islamico: Alfred Shenshiri, Abdellah Ben Dris e Hichama Tagadirte.


LE CONTESTAZIONI

Il caso aveva acceso gli animi nella comunità islamica. Non erano mancati i momenti di tensione con l'intervento delle forze di polizia e l'imam era stato anche raggiunto dalla misura cautelare del divieto di dimora nei locali dell'Associazione culturale islamica, successivamente revocata. Le indagini preliminari si erano chiuse confermando due reati dei tre iniziali: violenza privata e violazione di domicilio, in quanto il Centro islamico non è un luogo pubblico, ma la sede di un'associazione privata, di cui l'imam non era socio. Era invece caduta l'ipotesi di oltraggio a pubblico ufficiale, che si sorreggeva sul fatto che 2 gennaio 2020 l'imam chiamò il 112 sbottando contro gli operatori e con frasi come «siete dei corrotti perché fate quello che dicono loro».


GLI ATTRITI

Secondo quanto ricostruito dalla Procura, l'imam, lavoratore dipendente del Centro islamico, fu sospeso dal servizio il 23 dicembre 2019 e licenziato, con effetto immediato, il 2 gennaio 2020 in seguito a una contestazione disciplinare. Continuava a frequentare il Centro pur non avendone diritto, perché non era iscritto all'associazione. Entrava dall'ingresso della zona preghiera, senza tenere conto che il consiglio direttivo dell'associazione glielo avesse vietato. E una volta all'interno predicava «costringendo - ricostruisce l'accusa - una parte di fedeli, che non lo riconoscevano più come guida spirituale, a tollerare la sua presenza e ad ascoltare i suoi sermoni». L'accusa sottolinea che di fatto aveva occupato con la forza il luogo di preghiera determinando tensioni tali da richiedere quotidianamente l'intervento della polizia.


LA DIFESA

A suo tempo Hosny aveva ribattuto al consiglio direttivo dell'Associazione di essere stato licenziato il 31 dicembre 2019 e di aver continuato a fare la guida spirituale fino al 7 gennaio 2020 perché soltanto quel giorno ha ricevuto la raccomandata con la lettera di licenziamento. Ha sempre detto di aver continuato a frequentare il Centro islamico per qualche altro giorno, ma soltanto per pregare, non per svolgere l'incarico di guida spirituale della comunità islamica. Era stato licenziato per «comportamenti di particolare gravità» e per «la rottura del vincolo fiduciario necessario per un armonico svolgimento del rapporto di lavoro». Una decisione che non tutti i fedeli avevano gradito, tanto che una cinquantina di musulmani avevano successivamente protestato esibendo anche cartelli con messaggi come Imam Hosny è l'imam giusto per il centro islamico di Pordenone o Giù le mani dall'imam Hosny.
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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