Dopo 14 anni chiude il Caffè Nuovo. Il titolare: «Pochi incassi per sostenere i costi alti di affitto e gestione»

Silvano Stocca sabato abbasserà le serrande del locale che si trova all'angolo tra corso Vittorio e piazzetta Cavour

Venerdì 4 Agosto 2023 di Susanna Salvador
Dopo 14 anni chiude il Caffè Nuovo. Il titolare: «Pochi incassi per sostenere i costi alti di affitto e gestione»

PORDENONE - Domani mattina Silvano Stocca abbasserà le serrande del Caffè Nuovo, il centralissimo bar che gestisce dal 2009.

Troppe spese a fronte degli incassi in calo costante da alcuni anni. «Ho preso questa decisione perchè rischiavo di farmi ancora più male». Il 65enne si racconta seduto in uno dei tavolini del locale in una mattina di agosto che regala l'immagine di una città vuota, anche se non è purtroppo l'estate a fare la differenza. «Sono sempre stato un commerciante e dal 1995 ho deciso di entrare nel mondo dei bar. Prima a San Vito poi alle Antille sempre in corso». E quindi l'arrivo al Nuovo, che per anni è stato della famiglia Cattaruzza che prima ancora gestiva il Cavour, dove adesso c'è la pizzeria Twister di Omero Podo. Un locale storico, punto di ritrovo della gioventù pordenonese tra gli anni Ottanta e Novanta, ora di proprietà della famiglia Cappelletto. «I primi tempi abbiamo lavorato molto bene, anche se i problemi con il personale non sono mai mancati. 2009, 2010 e 2011 sono stati anni buoni, poi dall'aprile 2012 c'è stata una emorragia continua. Il locale era sì pieno, ma gli incassi dimezzati». Per aprire l'attività Silvano Stocca ha fatto un mutuo con la banca, come quando ha deciso di cambiare la terrazza esterna, «ma poi ci hanno fatto togliere e buttare via i gazebo». Il pensiero del barista va oltre quando ricorda «i clienti romeni e albanesi per i quali bere un drink al bar era uno status symbol e spendevano». Eccome se spendevano. «Ora si sono italianizzati e i soldi li mettono via; al loro posto sono arrivati i pakistani che al massimo prendono un cappuccino o una Red Bull». E nemmeno le badanti «sono le clienti di un tempo». Ma soprattutto l'italiano medio «è molto più povero: i costi delle materie prime sono quadruplicati - sottolinea Stocca -, ma non gli stipendi. Uno spritz costava 2mila 500 lire ora minimo 4 euro». Di brioches ne vendeva anche 100 il giorno, oggi arriva a 30 quando va bene.


LE SPESE
E poi c'è l'affitto che sull'economia del Caffè Nuovo pesa non poco: 5mila 250 euro il mese ai quali vanno sommate le spese per le utenze, quelle per i dipendenti, per l'acquisto della merce. E in questo quadro già difficile si è inserito anche il Covid: marzo 2020 arriva il lockdown, i locali chiudono e in questo periodo il 65enne chiede alla proprietà di abbassare l'affitto. Domanda non accolta, anche se «c'è stata la disponibilità a dilazionare i pagamenti». Ma evidentemente non è bastato. «Organizzare serate significava affrontare il problema del "rumore", dello spegnimento della musica a una certa ora, dei pr che difficilmente accettavano contratti regolari. «Così quando mi sono reso conto che non avevo più utili ma solo debiti ho deciso di chiudere». Non senza sofferenza, «ma bisogna avere tempo per metabolizzarla».


IL FUTURO
Silvano Stocca domani mattina dirà addio a quel bar che per tanti anni è stata la sua vita e quella di sua moglie, compagna di sempre anche nel lavoro. Oggi ripercorrerebbe questa strada? «Oggi se si vogliono gestire locali bisogna avere immobili di proprietà e una gestione familiare. Altrimenti è comunque un rischio che ora non correrei». Il dopo Caffè Nuovo per il commerciante è ancora lontano e fatto di serenità, di più tempo per curare il giardino e soprattutto per stare con l'anziana madre. Perchè al Nuovo ci stava 12 ore il giorno e la moglie almeno 8. «C'è poca gente in giro adesso. Pordenone è una città che durante la settimana non vive nonostante questa Amministrazione si dia da fare con eventi e manifestazioni. Anche la domenica gli avventori sono pochi». Troppo pochi per pagare tutto. «La città la vivono in pochi. Anche i dipendenti delle banche e degli uffici non escono più per il caffè o per l'aperitivo con il cliente. È cambiato il modo di spendere». E gli universitari che tornavano a casa il fine settimana ora non ci sono più, «restano nella città dove studiano». Parla ancora Silvano, racconta la città di ieri e quella di oggi che lo ha costretto a una scelta definitiva per non farsi ancora più male. Ma il Caffè Nuovo, dice infine, è pronto a riaprire con una nuova gestione da ottobre.

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