Bollette, il sondaggio che spaventa: aumenti del 300% e chi soffre di più sono gelaterie, bar e ristoranti. Ecco tutti i numeri

Sabato 3 Settembre 2022 di Lara Zani
Una gelateria
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Aumenti dei costi energetici che, per alcune categorie, superano il 300 per cento rispetto al 2021: sono i dati emersi da una sorta di “sondaggio lampo” effettuato dall’Ascom di Pordenone fra i suoi associati e che il direttore Luca Penna definisce «veramente sconfortanti».


GLI AUMENTI


Per le gelaterie, la categoria più colpita, l’ultima bolletta ha visto un incremento del 318 per cento rispetto alla media delle bollette del 2021. Ma c’è anche il 228 per cento in più di alberghi e strutture ricettive e il 217 degli alimentari. E i supermercati, che arrivano a pagare più di 30mila euro. A fare i conti l’Ascom, che in un paio di giorni ha raccolto 213 risposte - e altre ne stanno arrivando - alla richiesta di informazioni rivolta ai propri associati per avere un quadro della situazione.
A pagare di più è sicuramente il settore food, sia pure con differenze importanti fra le varie tipologie di attività, dal 134 per cento in piùv di bar, pub, birrerie e sale da ballo al già citato 318 delle gelaterie, passate da una bolletta media di 1.408 euro nel 2021 ai 5.884 attuali.
Più contenuti i rialzi nel settore no food, dove spicca però un 217 per cento in più delle agenzie di viaggio e il 201 per cento delle farmacie. Crescono invece “solo” del 35 per cento i costi energetici per ottici e fotografi e del 51 per cento quelli per le attività di servizi.
Ma i numeri presentati giovedì sera all’assemblea dei quadri convocata con urgenza sono probabilmente ancora sottostimati, se si considera che una parte delle attività commerciali beneficia ancora di contratti a prezzo fisso che finora hanno congelato gli aumenti. Quei contratti andranno però a scadenza nel giro di un paio di mesi, e per gli operatori l’impatto rischia di essere ancora più traumatico.
Un altro dei quesiti riguardava poi il fatto che le aziende siano dotate o meno di contatori di potenza pari a 16,5 kW: un’informazione rilevante ai fini dei crediti d’impiosta previsti dal Decreto Aiuti, ma che il 15 per cento degli operatori ha dimostrato di non avere: «Quello che ci ha preoccupato - commenta Penna - è il fatto che ci sia una componente delle nostre imprese che non ha ancora chiaro quello che sta accadendo: non legge la bolletta e non si è attivato per un efficientamento energetico.

Non sottovalutate il problema - è l’appello -, non date per scontato che la bolletta sia un costo residuale, com’era fino al 2021».


LE RICADUTE


Gli aumenti dei costi energetici rischiano di avere presto ricadute pesanti sulla situazione occupazionale: se non ci sarà un’inversione del trend, il 21 per cento delle attività pensa di dover attivare misure come il licenziamento e un altro 39 per cento non le esclude. Senza contare il 17 per cento che di dipendenti non ne ha e che dunque rischia misure ancora più drastiche: sono infatti 15 le aziende che prevedono di chiudere entro la fine dell’anno, e si trtta soprattutto delle attività di dimoensioni minori del comparto food.
L’invito dell’associazione di categoria è a valutare prima le opportunità: «Prima di adottare azioni drastiche sul piano dell’occupazione, vediamo se ci sono strumenti di flessibilità che si possono utilizzare».


LE AZIONI


Gli interventi possibili vanno dall’installazione di pannelli fotovoltaici alla riduzione dell’utilizzo delle apparecchiature, fino al ricorso a una figura poco conosciuta come quella del broker.
Confcommercio, da parte sua, ha formalizzato l’attivazione di uno sportello energia, con servizi quali la verifica delle bollette, l’individuazione di soluzioni ottimali per contenere i consumi, l’assistenza anticrisi nei rapporti di lavoro e le trattative con i fornitori di energia.

Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 07:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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