Atleta americana non può avere la tessera sanitaria: «È senza requisiti»

La giocatrice a differenza delle compagne connazionali è stata esclusa: "Negato un mio diritto, sono delusa"

Mercoledì 29 Marzo 2023 di Mauro Rossato
Giovanna Milana, schiacciatrice americana nella Serie A2 Femminile di volley nelle fila del CDA Talmassons

TALMASSONS - Storie di ordinaria burocrazia italiana. Si potrebbe così riassumere la disavventura che ha visto protagonista, suo malgrado, Giovanna Milana, 25enne schiacciatrice americana che milita nella Serie A2 Femminile di volley nelle fila del CDA Talmassons. Motivo del contendere: il rinnovo (negato) della tessera sanitaria.

Un’operazione che lo scorso anno la stessa giocatrice aveva fatto felicemente quando giocava con l’Itas Ceccarelli Group di Martignacco. Accortasi che il documento era scaduto si è recata all’ASUFC per il rinnovo e qui è nato l’intoppo. Il rinnovo è impossibile, perché, come si legge nel comunicato stampa in seguito rilasciato dalla direzione della Azienda Sanitaria «l’atleta, regolarmente soggiornante, non dimostra di possedere i necessari requisiti per l’iscrizione obbligatoria in quanto, dai controlli effettuati con gli enti previdenziali preposti, non è stata riscontrata alcuna registrazione contributiva». A questo segue il consiglio di stipulare una polizza assicurativa valida per il territorio italiano. Milana, ritenendo ingiuste le motivazioni, non si è persa d’animo anche perché la sua connazionale Wilblin, che veste la casacca del Martignacco, ha ottenuto regolarmente il documento. E lo scorso anno lo aveva ricevuto, peraltro dalla stessa ASUFC, anche la brasiliana Lana Silva De Conceicao. Ha preso quindi carta e penna e ha scritto una lettera all’indirizzo del Presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, al Presidente del CONI Giovanni Malagò, al Presidente della FIPAV Giuseppe Manfredi e proprio al Presidente della Legavolley Femminile Mauro Fabris.


LA SEGNALAZIONE
«Durante questa stagione – si legge - il Distretto Sanitario di Latisana facente parte dell’Azienda Sanitaria del Friuli Centrale mi ha negato l’iscrizione all’assistenza sanitaria obbligatoria. La mia società, ossia la Volley Talmassons, dopo aver cercato di tutelarmi in tutti i modi senza successo si è rivolta alla Federazione Italiana Pallavolo. Quest’ultima, ottenuti i chiarimenti normativi dall’Ufficio Visti del CONI che confermavano la tutela sanitaria obbligatoria a me riservata che tutti gli altri atleti extracomunitari hanno attualmente in Italia, provvedeva ad inoltrare tali informazioni all’Azienda Sanitaria Regionale e al Distretto Locale, invitandoli a regolarizzare la mia posizione. Ad oggi mi continua ad essere negato tale diritto a cui si aggiunge una profonda delusione nel sentirmi dire che la Federazione più di così non può fare. Poiché uno dei primi diritti di un atleta, anzi di una persona, è la tutela sanitaria, in questo paese chi mi dovrebbe tutelare? Non posso accettare che tale tutela mi venga negata da interpretazioni personali della normativa che vanno controcorrente rispetto a quanto succede nel resto di Italia».


COSA SUCCEDE ADESSO
Adesso la patata bollente è nelle mani di Coni, Legavolleyfemminile e Fipav. A tal proposito l’Ente presieduto da Malagò, tramite l’Ufficio Tesseramento Fipav ha citato l’Art. 27 T.U.I. che stabilisce che gli sportivi ingaggiati da Società professionistiche rientrano nei cosiddetti “Casi Particolari” ovvero equiparati ad un documento rilasciato per “Lavoro Subordinato/Sport” o “attività sportiva”. Inoltre cita la Circolare del Ministero dell’interno datata 02/03/2007, secondo cui la normativa che disciplina l’ingresso ed il permesso di soggiorno degli sportivi non comunitari è da estendersi anche a coloro che svolgono attività dilettantistica, purchè sempre nell’ambito sportivo di alto livello di una delle Federazioni Sportive Nazionali riconosciute dal CONI. Ora si attende di sapere se Milana riuscirà ad ottenere l’agognato documento prima di far rientro negli States al termine della stagione agonistica.


LO SPIRAGLIO 
L’Azienda sanitaria ha comunque confermato la disponibilità a rivedere la propria posizione «qualora emergano per il caso in esame ulteriori elementi o pareri giuridici (da parte di enti sovraordinati), quali la Regione e il Ministero della Salute».

Ultimo aggiornamento: 17:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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