Troppi bar, centri commerciali e pochi giovani. «Difficile sostenere un'attività in simile scenario»

Economia al ribasso, giovani che acquistano liquori al supermercati e "la centrifuga della legge Bersani"

Lunedì 14 Agosto 2023 di Susanna Salvador
Troppi bar, centri commerciali e pochi giovani. «Difficile sostenere un'attività in simile scenario»

PORDENONE - «Affitti troppo alti? Se parliamo di bar o ristoranti che hanno stipulato un contratto dieci anni fa non è affatto così. La situazione economica è cambiata. In peggio. Non ci sono più soldi e i giovani non frequentano più i bar perchè prevale la tendenza ad acquistare alcolici al supermercato per spendere meno». E bere comunque. Alberto Cicuta, direttore regionale di Confesercenti, affronta un argomento caldo, quello del commercio o, meglio, degli esercizi pubblici che dopo «la liberalizzazione selvaggia causata dalla legge Bersani nel 2005», sono spuntati come funghi in città e ora soffrono. «Molti credono che basti aprire un bar o un ristorante per guadagnare bene, ma non è vero».

Perchè la professionalità e l'esperienza per stare dietro a un bancone non si acquisiscono con una licenza. «Fino al 2005 - ricorda Cicuta - le licenze erano pianificate: il Comune con le assocazioni di categoria, sulla base di monitoraggi, decideva quanti bar, negozi o ristoranti potevano aprire in una data zona». Tenendo conto del numero degli abitanti, delle esigenze e della carenze, senza far scoppiare una guerra che rischia di essere tra poveri. Cicuta l'applicazione della liberalizzazione la interpreta, per quanto riguarda Pordenone, come «un tentativo di mandare via le persone dal centro». E fa un passo indietro nel tempo parlando delle aperture dei centri commerciali Meduna ed Emisfero, «sovradimensionati rispetto alla popolazione residente. E poi ci sono i parcheggi... un'ora di sosta la paghi 1,60 euro, è assurdo».


IL PASSATO
Facile andare indietro con gli anni, quando i locali storici del centro città erano pieni di giovani e trovare un tavolo libero era un'impresa. «Sì, ma i bar erano pochi, dal Municipio al Posta al Nuovo. Ora sono tanti, troppi, tanto che anche il barista più bravo soffre. Basterebbe rammentare che Pordenone ha 50mila abitanti». E che il suo futuro è strettamente legato all'industria. Cicuta guarda con speranza al distretto del commercio, ma gli albori di questa nuova "entità" lo lasciano ancora in attesa. «Il suo compito dovrebbe essere quello di monitorare la situazione, di fare la conta dei bar: quanti sono e dove sono. Sappiamo qual è il numero dei locali aperti all'interno del ring?». Si vedrà.


GLI ANZIANI
Il direttore regionale della Confesercenti pone lo sguardo sul mondo degli anziani, rimarcando che «una persona di 60, 70 anni non deve chiedere di essere accompagnata a fare la spesa in un centro commerciale perchè nel suo quartiere hanno chiuso i negozi di prossimità. Se costringi un anziano a stare a casa lo distruggi. Andare dal fruttivendolo o dal macellaio significa fare due chiacchiere, sentirsi vivi. E non mi si venga a parlare della possibilità di fare la spesa online, magari con una app che risulta difficile da utilizzare anche per un ventenne». Manca una visione totale che regali una fotografia a 360gradi della città, con il centro sì a fare da fulcro, ma con tutti i quartieri a reggere la cornice, quella che fa la differenza per il quadro. «Se a Villanova manca un fabbro o un panificio, facciamo un bando con agevolazioni per chi lo apre». Ma di finanziamenti a pioggia Cicuto non ne vuole sentire parlare. «Il bando delle periferie... soldi dei contribuenti dati ai commercianti per aprire un locale che magari due mesi dopo chiude. Ben inteso, non sto puntando il dito contro l'amministrazione comunale che si trova "costretta" a spendere il denaro a disposizione, altrimenti le opposizioni interrogano subito sul perchè non ne ha approfittato». E da qui al Pnrr il passo è breve, a partire da piazza della Motta, «due alberi e due panchine», fino al Cammino di san Cristoforo che sembrano conoscere tutti fuorchè gli attori del territorio. Quello che esce dalle parole del direttore regionale di Confesercenti è la fotografia di una città che a volte pensa troppo in grande e non riesce a valorizzare le piccole realtà che la distinguono, fatte soprattutto di storia e di identità. E aperture e chiusure a singhiozzo ne sono una dimostrazione.

Ultimo aggiornamento: 14:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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