Truffe agli anziani: «Nasce la task force della polizia per combatterle»

Giovedì 19 Ottobre 2023 di Serena De Salvador
Truffe agli anziani: «Nasce la task force della polizia per combatterle»

PADOVA - Organizzati, spietati, pronti a colpire anche per pochi spiccioli e a sacrificare la loro stessa manovalanza. Sono gli artefici delle truffe agli anziani, una piaga che a Padova, come nel resto d’Italia, si sta diffondendo. Per contrastarla la chiave è la prevenzione che, nella città del Santo, sta dando frutti, come dimostrano i molti tentativi di raggiro sventati grazie alla prontezza delle potenziali vittime. Quest’anno sono già una decina i delinquenti arrestati dalla polizia di Stato, sei in meno di tre mesi. A occuparsi quotidianamente della lotta a questo fenomeno è il vicequestore Carlo Pagano, dirigente della Squadra mobile.

La lotta alle truffe agli anziani è una delle vostre priorità...

«Sì, è un fenomeno spregevole perché non solo prende di mira i più fragili, ma li rende vittime due volte.

Del furto vero e proprio e del senso di vergogna che esso causa. È un tema che sta molto a cuore al questore Antonio Sbordone e per il quale nella Squadra mobile abbiamo creato un gruppo di lavoro specificamente dedicato alle truffe, in particolare a quelle di questo tipo».

Il modus operandi è pressoché sempre identico: il finto incidente. Come funzionano questi raggiri?

«Il copione è sempre lo stesso. La vittima riceve la chiamata di uno sconosciuto che si spaccia per avvocato, carabiniere, poliziotto e dice che un parente ha causato un grave incidente. Spiega che servono subito dei soldi per non farlo finire nei guai e dice che manderà a casa una persona fidata a ritirare contanti e gioielli. Poi si presenta il truffatore e si fa consegnare il bottino».

Però per convincere la vittima hanno informazioni precise, come il nome del parente. Come ci riescono?

«È un meccanismo rodato. Non parliamo mai di singoli truffatori, ma di vere e proprie organizzazioni con più livelli, nel caso di Padova quasi tutte radicate in Campania. Tutto parte da un elemento semplice: l’elenco telefonico. Si procurano le liste di persone che hanno un telefono fisso, che quasi sempre sono anziani. Li chiamano spacciandosi per addetti ai servizi, talvolta addirittura per conoscenti. Così verificano se davvero la persona è anziana e vive sola. Poi iniziano con le domande, facendosi dare le informazioni con l’inganno dalla stessa vittima. “C’è tuo nipote Fabio?” e anche se non è quello il nome l’anziano in buonafede risponde “Chi? Forse cerchi Luca?”. Così il gioco è fatto. Chiamano più e più volte, finché ottengono quel che gli serve. Poi scatta la truffa vera e propria, con la chiamata del finto avvocato che annuncia l’incidente e manda in confusione la vittima. E poi il colpo finale: l’ennesimo truffatore dalla faccia pulita si presenta alla porta e si fa consegnare denaro e gioielli. Sono trasfertisti che arrivano in treno o con auto a noleggio, pernottano qualche giorno in zona e battono a tappeto tentando anche dieci colpi al giorno».

Un vero e proprio schema piramidale...

«Quelli che suonano alla porta sono l’ultimo anello della catena alimentare. Sono giovani, spesso con precedenti, sono quelli sacrificabili, che se vengono arrestati non fanno inceppare la macchina criminale. Sopra di loro ci sono quelli che selezionano i nomi dagli elenchi telefonici e fanno le chiamate esplorative. Sopra ancora quelli che poi si spacciano per avvocati e forze dell’ordine e muovono i fili».

Hanno anche delle accortezze precise...

«Non dobbiamo demonizzare l’avere un telefono fisso, che per gli anziani è molto utile. Ma serve attenzione. Ad esempio se si riceve una chiamata sospetta sul fisso e si vuole chiamare un parente o la polizia per verificarla, non basta agganciare. Se infatti chi ci ha chiamato non ha a sua volta agganciato parleremo di nuovo con lui, anche digitando un altro numero. Bisogna sempre chiamare con un cellulare. Ecco, queste cose vanno insegnate agli anziani.

E dunque è utile un appello...

«Sì, agli anziani ma anche ai parenti. Chiedete loro se ricevono chiamate strane, spiegate che nessuno, poliziotto o avvocato che sia, è autorizzato a ricevere contanti o gioielli, mai. E poi, anche solo in caso di dubbio, chiamate sempre le forze dell’ordine.

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