Morto lo scultore Rodella: l'arte religiosa perde il suo alfiere

Lunedì 19 Dicembre 2022 di Nicoletta Cozza
Lo scultore Sergio Rodella

PADOVA - La scultura, che definiva “il mistero”, lo aveva affascinato fin da bambino, quando dalla finestra della scuola guardava incantato le statue dei giardini vicini. La definiva così, argomentando che in essa non c’è logica, ma la razionalità del pensiero di chi crea, il quale non può permettersi errori. Quello stupore infantile lo ha accompagnato per tutta la vita, facendolo diventare uno degli artisti più importanti nel panorama internazionale. Tanti i progetti che aveva ancora in animo di realizzare, ma un male incurabile ha interrotto la suggestione dei suoi sogni. È mancato l’altra notte poco dopo le 2, infatti, Sergio Rodella, nato a Noventa 73 anni fa e residente a Tombelle di Vigonovo in via dell’Artigianato 23, per anni docente all’Istituto Selvatico, dove si era formato con il maestro Gianni Strazzabosco. Successivamente aveva conseguito il diploma all’Accademia delle Belle Arti di Venezia con Alberto Viani, diventando poi uno scultore di grande levatura. Lascia il figlio Emanuele, la nuora Elisa e il nipote Davide; martedì alle 21 nel laboratorio attiguo alla sua residenza, dove sarà allestita la camera ardente, verrà recitato il Rosario, mentre le esequie saranno celebrate mercoledì alle 15 nella chiesa arcipretale di Vigonovo. La sua bravura è stata paragonata a quella degli artisti del marmo del Seicento, e ha fatto parte di “Visiva Anni 90”, un gruppo di scultori e pittori sempre del Selvatico fondato nel 1995 dalla critica d’arte Maria Beatrice Autizi, che ha proposto 5 Biennali a Padova e all’estero. 
Oltre a essere state protagoniste di numerose esposizioni, sono tantissime le sue creazioni in vari siti del Veneto, tra cui la Madonna in marmo e Cristo risorto in bronzo nella chiesa di Sant’Agostino ad Albignasego; la porta in bronzo in quella di Fossò, la Madonna in marmo al cimitero nuovo di Vigonovo, l’Altare del “Cristo Deposto”, sempre a Vigonovo e le porte in bronzo della parrocchia di Sarmeola.
Significativo, poi, è stato l’importante lavoro effettuato dopo uno studio scientifico sul “lino sacro”, al termine del quale ha realizzato un modello da cui ha ricavato della copie dell’”Uomo della Sindone”: una è sulla Scalinata Santa in Vaticano, una seconda nella Cattedrale di Oviedo in Spagna e la terza nel suo studio. Va menzionato pure l’ultimo capolavoro, scolpito in onice bianco che fa trapassare la luce e bronzo, che è la “Madonna vestita di sole”, rivestita di lapislazzuli. 
 

IL RICORDO
«È difficile descrivere mio padre - commenta il figlio - era un grande uomo con un’enorme forza spirituale. oltre che uno straordinario talento artistico. Già ci manca tantissimo e il suo ultimo lavoro, quello della Sindone, è un’eredità che ha lasciato a tutti».
Federico Soffiato, il docente che ha raccolto il testimone di Rodella al Selvatico e che ha collaborato con lui, aggiunge: «Un aforisma sintetizza il mio pensiero su Sergio, che è “maestro della pietra, anacoreta in ritiro sul volume del marmo”. Le porte del suo laboratorio erano sempre aperte per chi ama la scultura. Uomo generosissimo e amato dagli studenti, era sempre pronto ad aiutare chi ne avesse bisogno».
«La forza plastica delle sculture di Michelangelo - conclude la stessa Autizi - il piacere manieristico della forma, la splendida capacità barocca di lavorare i materiali, la raffinatezza settecentesca della bellezza formale, entrano come background culturale nell’opera di Rodella. Faceva dei capolavori, riuscendo a ottenere persino la trasparenza del marmo come il Bernini».
 

Ultimo aggiornamento: 16:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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