Lo strappo di Roberto Marcato, il Bulldog della Liga Veneta: «Io, lasciare la Lega? Tutto può succedere»

Lunedì 26 Giugno 2023 di Alda Vanzan
Roberto Marcato

E adesso? "Adesso speriamo che Roberto non prenda decisioni avventate". La riflessione è di sabato quando gli amici e colleghi di partito radunati nell'albergone di Padova si sono resi conto che aspettare e insistere sarebbe stato inutile: Roberto Marcato, l'assessore regionale, il Bulldog della Liga Veneta che per due anni ha invocato il voto della base senza nulla risparmiare alla dirigenza di via Bellerio salvo poi ritirarsi quando i "suoi" gli hanno preferito Franco Manzato, al congresso non si sarebbe presentato. E adesso? È vero che potrebbe addirittura lasciare il partito? Il giorno dopo il congresso, quando le cronache hanno consegnato le immagini della vittoria di Alberto Stefani attorniato dai Bitonci, Ostellari, Bizzotto, ecco che Marcato non esita a rispondere. «Tutto può succedere - dice l'assessore -.

Non è che si debba fare politica o amministrazione ad ogni costo. Si fa politica, si fa amministrazione e si rimane in un partito per fare il bene dei veneti. Il potere per il potere non mi ha mai affascinato. Io ho sempre visto la politica come uno strumento per lottare contro i soprusi, contro gli abusi di potere, per stare vicino ai più deboli, ovviamente con l'apparato valoriale con cui mi sono sempre identificato. Se non ci sono queste condizioni, non è che si debba rimanere per volontà divina». Quindi potrebbe lasciare la Lega? «Bisognerà capire dove siamo, dove vogliamo e possiamo andare. Può essere tutto».


Parole dettate dall'amarezza? Marcato scuote la testa: «Lo so che sembro uno dalle reazioni emotive, ma in realtà io prima di decidere penso sempre molto. Ho lottato come un leone per arrivare al congresso e per essere votato, salvo scoprire che chi mi aveva spinto e diceva di sostenermi, a un certo punto si è inventato un'altra candidatura, mettendomi di fronte al fatto compiuto. Cosa avrei potuto fare? Anche al più bravo nuotatore se gli togli l'acqua...». Gli artefici della candidatura di Franco Manzato, sconfitto nettamente da Alberto Stefani (63,4% a 35,2%), Marcato non li ha ancora sentiti. «Da Re? Coin? Gobbo? Ma non mi interessa assolutamente sentirli, non sono poi politici così raffinati. Mi avevano detto che avevano i numeri e che Manzato, rispetto a me, sarebbe stato più "inclusivo" e avrebbe avuto una solida maggioranza. Delle due l'una: o mi hanno raccontato balle oppure ci credevano e hanno cannato di brutto, in ogni caso non possono essere miei interlocutori».


Al congresso Marcato spiega di non aver partecipato perché non avrebbe saputo per chi votare: «Nessuna delle due candidature rappresentava la mia visione di partito». Il risultato se lo aspettava? «La vittoria di Alberto è stata netta». Se si fosse candidato lei al posto di Manzato? «Avremmo vinto noi». I "suoi" hanno votato Stefani? «Quello che è successo è stato un tradimento, io non ho dato indicazioni, ma tanti, per reazione, hanno votato dall'altra parte».


LO SFOGO
Ora che è tutto finito, Marcato si sfoga. «Io sono la "bandiera", il venetista, quello che va benissimo quando c'è da correre e portare a casa consenso, tant'è che non sono mai stato nominato da nessuna parte, però se c'è da governare, anche no». Secondo lei perché no? «Sono convinto che i sistemi organizzati tendano sempre alla conservazione e premino i conservatori. Chi, come me, ha da sempre avuto un atteggiamento critico, cioè dialettico, non distruttivo, il sistema tende ad espellerlo, come se fosse un virus». Col senno di poi? «Purtroppo, o per fortuna, rifarei le stesse, identiche cose. Perché chi, come me, ha una visione romantica della politica, non ha altri strumenti se non la passione. Ma dico anche un'altra cosa: se i partiti sono così fortemente in crisi e la gente è così lontana, basta vedere l'astensionismo in crescita alle elezioni, è perché mancano coerenza, cuore, passione. Domando: qual è l'idea di partito emersa al congresso? Meno tasse? Lo dicono tutti. Voce alle sezioni? Ci mancherebbe. Ma l'idea qual è?».


Delle dimissioni del sindaco di Castelfranco, Stefano Marcon, Marcato dice che «è un segnale da non sottovalutare: ho visto gente andare via perché non venivano ricandidati, ma non che uno molli da posizioni di forza perché di fatto non si riconosce nel partito». E lei, Marcato, lascerà la Lega? «Tutto può succedere».

Ultimo aggiornamento: 27 Giugno, 13:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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