Lega, Marcato si sfila: «Hanno ucciso un sogno». E avverte: niente ritorsioni. Congresso, sarà duello Stefani-Manzato

Il commissario ha presentato in mattinata la candidatura, l'ex sottosegretario lo ha fatto a tarda sera. La sfida sabato 24 giugno all'hotel Sheraton a Padova

Mercoledì 21 Giugno 2023 di Alda Vanzan
Roberto Marcato

PADOVA -  «Con il cuore in gola, ritiro la mia candidatura. Lo faccio perché amo questo partito e perché hanno ucciso un sogno». Sono le 12.27 quando l’assessore regionale Roberto Marcato, dal suo ufficio padovano, annuncia che non parteciperà al congresso veneto della Lega-Liga come candidato segretario. Forse non parteciperà neanche come delegato: «Cosa farò sabato? Non lo so, se è bello potrei andare al mare». L’amarezza è palpabile: a questa corsa Marcato lavorava da un paio d’anni («Toni Da Re è stato uno dei primi a dirmi di candidarmi»), i suoi più stretti amici l’avevano mandato avanti nel nome della “lighizzazione”, governare la Liga senza più, o troppo, dipendere da via Bellerio. «Mi dicevano: mi raccomando, non mollare», salvo poi essere stati loro a piantarlo in asso a favore dell’ex sottosegretario trevigiano Franco Manzato. «Se ne assumeranno la responsabilità. Io auguro ai due candidati in bocca al lupo». Due o uno? Ieri pomeriggio è circolata la voce che anche Manzato stesse valutando di ritirarsi, lasciando così campo libero al commissario uscente Alberto Stefani. «Falso, Franco è in corsa, sta lavorando sui 12 componenti del direttivo», smentiva l’eurodeputato Da Re, uno dei tre, con il segretario provinciale di Treviso Dimitri Coin e con Gian Paolo Gobbo, ad avere diretto l’”operazione Manzato”.

Ma per capire come si è arrivati al ritiro di Marcato, bisogna riavvolgere il nastro.


IL RETROSCENA
Giovedì 15 giugno, Treviso. Poco distante dal K3, la sede della Lega, Marcato e Manzato si incontrano. Ci sono anche Coin, Gobbo e il sindaco di Noventa Padovana Marcello Bano. L’ex sottosegretario dice a Marcato di farsi da parte: «Io sono nettamente vincente in tutte le province, tu sei divisivo». Marcato fa passare la notte, poi stacca il telefono. È la “pausa di riflessione”. Lunedì pomeriggio filtra la notizia che gli uomini di Marcato stanno raccogliendo le firme per la sua candidatura. Si apprende anche che l’assessore ha convocato una conferenza stampa per l’indomani a mezzogiorno. Significa che ha deciso e sarà una corsa a tre? Lunedì sera Coin chiama Marcato. Che non risponde. Al K3, intanto, lo stesso Coin riunisce i delegati trevigiani e presenta loro Manzato. L’ex sottosegretario prende la parola da candidato segretario regionale. Fuori, in corridoio, raccolgono le firme. Raccontano: un incontro alquanto tiepido.
Martedì mattina, ieri, Coin smessaggia a Marcato: possiamo vederci? L’incontro avviene a Noventa Padovana, ci sono Coin e Manzato da una parte, Bano e la segretaria di Marcato dall’altra. L’assessore non partecipa. La proposta dei trevigiani è: “Noi ci ritiriamo, resta in campo solo Marcato, Manzato rinuncia anche alla presidenza del partito in caso di vittoria. Andiamo tutti in conferenza stampa e annunciamo che siamo con Roberto”. I primi giornalisti sono già nell’ufficio di via della Croce Rossa, quello con le gigantografie dell’assessore e le scritte “AutonoMIA!, alla parete una applique con la testa di un bulldog e le lampadine, quando arriva la telefonata da Noventa. Marcato ascolta. E risponde: «No».


LE MOTIVAZIONI
Perché no? L’assessore lo spiega ai cronisti dopo avere ripercorso la propria storia e le tappe di un congresso da far invidia a una soap opera dell’America del Sud. «La mia è una storia di grande amore per il partito, ma non sono intercambiabile. Hanno ucciso un sogno, quello di riappropriarci della nostra identità, di avere di nuovo le piazze piene di militanti, neanche immaginare di concedere la Regione a un non leghista. Ho peccato di ingenuità? Probabilmente sì, ho una visione romantica della politica». Ma perché ha declinato l’ultima offerta? «Prima ce n’era stata un’altra, ritirarsi tutti e due per trovare un terzo nome. Poi che tornassi io candidato senza più Manzato. È stato lì che ho preso coscienza: io non appartengo a queste dinamiche». Sottinteso: perché si sarebbe dovuto fidare? O forse i trevigiani si erano convinti che la partita con Stefani comunque fosse persa?


LA PROMESSA
Ai “suoi” Marcato non darà consigli di voto («Liberi tutti»), ma continuerà a difenderli: «Se domenica, chiunque vinca toccherà uno solo delle donne o degli uomini vicine al sottoscritto, io mi impegnerò ogni minuto della mia vita per far perdere al partito l’1 per cento al giorno. Non è una minaccia, è un impegno. Chi è stato vicino a me ha pagato uno scotto enorme in questi anni, sarebbe drammatico se continuasse». Resta l’amarezza: «Se avessero votato i militanti, oggi non saremmo qua». Ma resterà in Lega? «Assolutamente sì».
Alle 8 di stamani il termine per candidarsi. Stefani, con 95 firme, il massimo consentito, l’ha fatto ieri. Idem Manzato, con 82 firme.
 

Ultimo aggiornamento: 12:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci